Contrada merita la grazia non il colpo di grazia
24 Aprile 2008
La cronaca si
accanisce contro Bruno Contrada. Proprio dove egli è recluso, nel carcere di
Santa Maria Capua Vetere alcuni sanitari, funzionari, agenti di custodia si
adoperavano per attestare l’incompatibilità di alcuni detenuti con il regime
penitenziario. Di qui un florido mercato di diagnosi false a beneficio di
uomini della camorra rimessi in libertà (ammalati, drogati, anoressici, con
esigenza di frequenti contatti con la moglie, di cure disintossicanti, di cibi
sostanziosi…).
A
leggere i giornali dei giorni scorsi, tornava alla mente il dramma di Contrada;
ed involontariamente gli si faceva ancora più male: quasi si calpestava quella
“ultima tunica” di dignità che lo sfortunato servitore dello Stato si porta
addosso come se gli premesse non meno dell’affetto dei suoi cari. Non c’è
dubbio che questo genere di oltraggio Contrada non lo meritasse. Le cose
avevano già incrudelito sulla sua persona. La stessa ipotesi della grazia era
stata posta in tempi e modi confusi.
Se ne era
parlato sinora soltanto sotto il profilo della procedura ed in termini di
ping-pong fra Esecutivo e Corte Costituzionale. Non tutto può essere riducibile
a questioni di procedura. Quando fra il diritto di punire dello Stato e il
diritto alla vita dell’uomo si determina tale e tanta incompatibilità, proprio
l’istituto della grazia serve a restaurare sovranità e credibilità della
Costituzione. Tutto il resto rischia ormai di essere mera abdicazione di
responsabilità.
Nelle
monarchie costituzionali, certo, è più facile tener viva l’idea che la
giustizia emani dal sovrano. Si capisce meglio perché la grazia sia un potere
esercitato dal vertice dello Stato, a prescindere da sentimenti e risentimenti
popolari. La ricerca di un equilibrio tra responsabilità governativa e
prerogativa del re indusse a suo tempo Crispi e Pelloux a moderare le loro
ansie di repressione. Nel tormentone del caso Sofri, la Repubblica è parsa
invece infilarsi nel labirinto dell’ipocrisia.
Nel caso
Contrada si vorrebbe negare
che ci si trovi davanti ad un caso. Sicché spetta davvero al Presidente della
Repubblica diradare al più presto le ombre ad personam che incombono
sulla vicenda. Non sempre lo iustum può essere identico allo iussum
e quando si pretende che sia così vuol dire che la democrazia liberale ha
ceduto terreno alla democrazia giacobina.