Contro il lavoro nero regoliamo i “lavori brevi”
19 Aprile 2017
di Carlo Mascio
L’abolizione dei voucher ha prodotto un vuoto normativo in materia di lavoro occasionale. Vuoto che alla luce degli ultimi dati Istat sulle enormi difficoltà per gli under 35 senza lavoro di trovare un’occupazione, impone di essere affrontato per evitare un assist clamoroso al lavoro nero. Ma come colmare il vuoto normativo lasciato dai voucher?
Domanda a cui prova a dare risposta il disegno di legge presentato dal senatore Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia), presidente della Commissione Lavoro del Senato. Un ddl “trasversale” dato che è stato sottoscritto da esponenti della maggioranza e delle opposizioni come Giancarlo Serafini (Fi), Hans Berger (Svp), Roberto Formigoni (Ap) e Franco Panizza (Autonomista tirolese), a dimostrazione di quanto sia sentita dalle forze politiche l’esigenza di fare chiarezza su un tema delicato come il lavoro occasionale post-voucher.
Semplificare e rendere efficace la disciplina in materia sono gli obiettivi centrali del provvedimento. “Proponiamo – spiega Sacconi – due vie complementari, il lavoro breve e il lavoro intermittente ‘liberalizzato’, prevalendo il secondo nel caso di lavori saltuari ma ricorrenti con gli stessi prestatori”. Per “lavoro breve” s’intendono tutte le prestazioni che con un singolo committente danno luogo a compensi non superiori a 900 euro in un anno. In sostanza, si tratta strumenti in grado di regolare spezzoni lavorativi ed evitare che questi vengano “condannati alla sommersione”.
Non a caso le altre misure previste, come la comunicazione telematica, almeno 60 minuti prima, su idonea piattaforma Inps, l’assenza di qualificazione specifica della prestazione, il pagamento diretto e tracciabile e la neutralità fiscale del compenso vanno proprio in questa direzione. La semplificazione dei contratti di lavoro intermittente e la sottrazione degli stessi dai termini della contrattazione collettiva completano il quadro delineato dal provvedimento che lo stesso Sacconi definisce “una base” su cui intavolare la discussione parlamentare su un tema attorno al quale non deve calare il silenzio.