COP27 Egitto e la sovranità energetica occidentale
06 Novembre 2022
COP27 Egitto. Si apre oggi a Sharm el Sheikh la ventisettesima Conferenza della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. 30 mila partecipanti discuteranno di surriscaldamento globale, emissioni nocive e di come fronteggiare i cambiamenti climatici. Ci sarà anche il presidente del consiglio Giorgia Meloni. Secondo il capo della diplomazia egiziana nonché presidente designato della conferenza, Shoukry, l’obiettivo è realizzare quanto pianificato nelle precedenti conferenze.
I temi sul tavolo sempre gli stessi, adattamento ai cambiamenti climatici, mitigazione dei danni del cambiamento climatico, finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo. Ancora, decarbonizzazione, adattamento e agricoltura, acqua, energia, biodiversità. Il 17 novembre sarà la “giornata delle soluzioni”. Caspita. Nel 2023 il Global Stocktake frutto della Cop28 valuterà i progressi globali in materia di mitigazione, adattamento e mezzi di attuazione dell’accordo di Parigi.
Conferenza senza Greta
Nel 2009 i Paesi più sviluppati hanno promesso 100 miliardi di dollari all’anno alle nazioni più povere a partire dal 2020. Gli egiziani e non solo loro tengono molto a questa promessa. Si parlerà anche di gas naturale, considerando la crisi geoenergetica in atto. Tra l’altro l’Egitto è tra i principali produttori africani.
A Glasgow ci si era impegnati ad accelerare la riduzione dei combustibili fossili e delle emissioni di carbonio. La promessa è contenere l’aumento medio della temperatura terrestre entro 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Di ridurre del 45 per cento le emissioni di CO2 entro il 2030. E adottare i meccanismi dell’accordo di Parigi, raddoppiando le misure finanziarie a sostegno dell’adattamento climatico.
I Paesi che partecipano a COP27 Egitto negli ultimi tempi si sono anche impegnati ad aggiornare i piani nazionali con obiettivi più ambiziosi. Ma secondo l’Onu solo 24 dei 193 Paesi presenti alla conferenza di quest’anno, al momento, hanno piani concreti di transizione energetica. Greta e gli attivisti radicali del clima che considerano gli obiettivi climatici di Cop28 troppo moderati non ci saranno. Pensano che l’apocalisse climatica è alle porte.
Cina e India grandi inquinanti
Detto ciò, chissà se gli adulti occidentali presenti alla conferenza invece si guarderanno negli occhi chiedendosi cosa abbiamo capito dopo la invasione russa della Ucraina. Con la crisi energetica e l’inflazione a due cifre che martella i consumi. Chissà se si chiederanno che senso ha coinvolgere nella lotta ai cambiamenti climatici nazioni come Cina e India che da sole hanno prodotto il 90 per cento delle emissioni di carbone negli ultimi dieci anni.
Quando negli Usa per aprire una miniera ci vogliono tra 7 e 10 anni. L’Occidente dovrebbe farsi due conti sull’impatto delle promesse green di una transizione immediata alle nuove fonti energetiche superando totalmente il fossile. Ora che le imprese e le famiglie stentano a pagare la bolletta del gas, perché non fare un bel consuntivo sui danni prodotti dalle politiche anti-energetiche degli ultimi 20 anni?
Calcolando quanto sono costate alle famiglie con redditi medio bassi nel mondo occidentale, per esempio. Abbiamo visto crescere le tasse perché c’era da distribuire sussidi alle aziende impegnate nella transizione energetica. Per poi scoprire che il prezzo della benzina per le auto e del gasolio agricolo per i trattori schizzava fuori controllo. Abbiamo fermato le trivelle, bloccato o ritardato le prospezioni e la ricerca di nuovi giacimenti. Colpito con una burocrazia asfissiante la produzione energetica nazionale, strangolandola. Per farci strozzare da Putin.
Per una sovranità energetica occidentale
Le conseguenze di tutto questo sull’economia le vediamo adesso. Dopo che Joe Biden, il primo giorno del suo insediamento, ha bloccato il Keystone XL. Una grande vittoria ambientalista! Invece di investire sulla nostra sovranità energetica, continuiamo a finanziare gruppi radicali e di estrema sinistra che vogliono sovvertire il modello di sviluppo capitalista. Chi paga il conto sono le persone che lavorano. I leader occidentali devono togliersi gli occhiali deformanti che gli fanno vedere il mondo tutto green e ripensare le politiche climatiche teorizzate fino adesso.
L’ambiente dobbiamo proteggerlo. Va stretto un nuovo patto tra politica imprese e produttori, un nuovo patto tra generazioni, ma smettendola di porsi obiettivi irrealistici. Un cambio di paradigma non si improvvisa in qualche anno, come predica Greta. Adesso il problema sono le bombe di Putin, non che a Roma c’è il sole a novembre. Bisogna puntare di più sulla sovranità energetica occidentale, investendo nella neutralità tecnologica, nel gas naturale, nel nucleare, nelle biomasse e ovviamente nelle rinnovabili e fonti di energia alternative. Anche perché se lo faremo le nostre risorse energetiche saranno sicuramente più pulite di quelle russe.
Così faremo bene alle casse statali, alle imprese italiane e all’ambiente. Questa è la sostenibilità, non chiudere gli altiforni. Investiamo nella innovazione dei sistemi produttivi e nella logistica invece di produrre meno e andare in calesse alla villa di Beppe Grillo. Costringiamo i grandi inquinanti come la Cina a darsi una regolata. Non solo sui diritti umani. La produzione cinese di carbone ha raggiunto un livello record nel 2022, mentre si prevede che le politiche del presidente Biden distruggeranno decine di migliaia di posti di lavoro nel carbone negli Stati Uniti entro il 2035.
Il modello non è la decrescita
Poi si lamentano che vince Trump. Ribaltiamo la burocrazia, i vincoli, i permessi accelerando la costruzione di nuovi progetti energetici nazionali di tutti i tipi. Combustibili, fossili e rinnovabili. In futuro avremo bisogno di minerali, non solo di pale eoliche.
COP27 Egitto andrà a finire come tutti gli altri vertici che lo hanno preceduto, probabilmente. L’Occidente dovrebbe prepararsi meglio al prossimo appuntamento. Dimostrare al resto del mondo che non ha intenzione di modificare il suo modello di sviluppo. Che lo sviluppo sostenibile non è la decrescita. Non è troppo tardi. Possiamo invertire la rotta. America ed Europa possono provare a percorrere la via dell’indipendenza energetica. In questo modo, saremo più prosperi. Più ricchezza, più benessere, più crescita economica, uguale più ambiente.