Cosa c’entra la nomina del nuovo assessore di Milano con l’Expò
03 Novembre 2008
Che cosa c’entra la nomina del nuovo assessore al comune di Milano con l’Expo? C’entra molto perché la grande esposizione del 2015 dovrà contare innanzi tutto su un’anima culturale per portare qualche decina di milioni di visitatori nel giro di sei mesi. Musica, mostre, teatro, design milanese peseranno (anzi di più) quanto il tema “nutrire il pianeta” e la nuova “architettura” che si riuscirà a organizzare da qui a sei-sette anni. Dunque l’assessore che affiancherà Letizia Moratti in questa impresa avrà un ruolo decisivo.
Non è indispensabile che un assessore alla cultura sia anche un grande intellettuale: Stefano Zecchi, filosofo di alta qualità, è stato un ottimo amministratore. Invece nel caso di Vittorio Sgarbi la sua ansia di protagonismo ha indebolito il suo ruolo di governo concreto: è stato proprio il suo essere un critico di valore che ha accentuato le difficoltà a dirigere quella che è e resta innanzi tutto una “macchina burocratica” cioè il diffuso e articolato apparato, con tutte le partecipazioni connesse, che regge la cultura pubblica milanese.
Nella storia milanese, peraltro, si ricordano anche ottimi politici che sono stati perfetti assessori alla cultura: da Paolo Pillitteri alla fine degli anni Sessanta a Luigi Corbani alla fine degli anni Ottanta.
Massimiliano Finazzer Flory senza dubbio è uomo colto ma non è un grande intellettuale. Le sue esperienze politiche sono circoscritte e soggette a non proprio benevoli pettegolezzi sia per quel che riguarda la collaborazione con la Biblioteca di via Senato di Marcello Dell’Utri sia per la collaborazione con Giulio Tremonti nel far nascere l’associazione “Federalismo e libertà”: collaborazione che i giornali sottolineano, malignamente, terminata in un’”improvvisa e mai spiegata rottura”.
Un filosofo brillante e intelligente, poi, come Giulio Giorello testimonia sulle ottime doti di organizzatore culturale di Finazzer, svolte innanzi tutto per conto della libreria Rizzoli nell’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele.
Da assessore dovrà organizzare uomini e investimenti più che eventi ma l’esperienza nel trattare con gli intellettuali che si acquisisce nel promuovere iniziative culturali sarà preziosa.
E’ un peccato comunque che la sua nomina sia stata accompagnata dalla presa di distanza di ben cinque sugli otto (Finazzer era uno di questi) “saggi” che la Moratti aveva scelto per affiancarla nel periodo di transizione dall’uscita di scena di Sgarbi alla sua sostituzione. La scelta morattiana dei saggi non era stata felicissima. Non per la qualità (gli “otto” sono persone di valore: oltre Finazzer, Francesco Micheli, grande della finanza milanese, ex presidente del Conservatorio e patron di MiTo; Davide Rampello, l’ uomo che ha rilanciato la Triennale; Massimo Vitta Zelman, azionista di maggioranza di Skirà, casa editrice di libri d’ arte; Andrée Ruth Shammah, regista, direttore del Franco Parenti, Gianni Canova attualmente critico ufficiale del cinema Sky; Roberto Peregalli, architetto che si è occupato degli interni di Palazzo Reale e del dopo Scala a Palazzo Marino in occasione della prima dell’ anno scorso; Gisella Borioli, giornalista di moda, anima del SuperstudioPiù) ma per gli evidenti conflitti d’interesse della Shammah e di Vitta Zelman. Ma a parte questi conflitti, che “cinque” si dimettano, dimostrando scontento, all’annuncio della nomina di Finazzer, non è una buona notizia.
Letizia Moratti alla fine ha scelto una persona che risponde solo a lei, senza veri legami politici o intellettuali. Una scelta coraggiosa da un certo punto di vista, di assunzione di responsabilità diretta da parte del sindaco, ma che diventerà profondamente sbagliata, se significherà rinchiudersi in un piccolo cerchio per le decisioni, nell’anteporre le esigenze di unità di comando (come avviene troppo spesso nella gestione morattiana) a quella di mobilitare il più ampio arco di forze possibile. Talvolta scegliere un outsider, guardato con perplessità dagli snob, può essere un investimento. Ma se lo si utilizza come servizio d’ordine, diventa un disastro. Specialmente per la preparazione dell’Expo.