Cosa manca per palare di golpe?
02 Giugno 2007
di Milton
Tardo pomeriggio di giovedi 1 Giugno. Quirinale. Ricevimento per la Festa della Repubblica e (N.B.) delle Forze Armate. Il Presidente Napolitano stringe la mano, tra gli altri, al Vice Ministro Visco, intervenuto all’avvenimento. Visco riceve anche un’affetuosa pacca sulla spalla dal Primo Ministro e i saluti particolari del Sindaco di Roma Veltroni. Se il paziente lettore avrà la bontà di scorrere per intero questo articolo, potrà autonomamente trarre le sue conclusioni su questo scambio di convenevoli all’ombra dei giardini del Quirinale.
Il Governo Prodi ha appena deciso di rimuovere il Generale della Guardia di Finanza Speciale, reo di aver resistito alle presunte indebite pressioni del Vice Ministro delle Finanze Visco, che pretendeva di passare ad altro incarico quattro ufficiali della Finanza che indagavano, tra l’altro, sulla scalata di Unipol alla BNL (meglio identificata con il famoso “Abbiamo una banca”). Nello stesso frangente, il Vice Ministro, “spontaneamente”, rimette temporaneamente (?!) le deleghe sulla Guardia di Finanza.
Oltre alla testimonianza del Generale, esistono lettere, pubblicate dai giornali a conferma delle presunte pressioni e, comunque, sembra ormai chiaro a tutti che il Generale non mentiva, altrimenti il Ministro Padoa Schioppa non avrebbe offerto all’alto ufficiale un incarico di prestigio, in cambio delle dimissioni e Visco non avrebbe “spontaneamente” rimesso temporaneamente le deleghe.
E veniamo all’analisi, partendo dall’avverbio temporaneamente. Temporaneamente che cosa significa? Qualche giornata di squalifica come per un fallo da dietro, una pausa di riflessione come in ogni rapporto di coppia, aspettare che passi la nottata? Quanto le dinamiche tra Politica, Governo, Parlamento e Forze Armate (vorrei tanto continuare ad usare sempre la lettera maiuscola) vengono inquinate in questo modo, quando i contrappesi della democrazia si diluiscono così evidentemente, quanto siamo lontani dal dispotismo strisciante?
La Guardia di Finanza, non è una bocciofila di periferia, essa svolge compiti di polizia tributaria e giudiziaria delicati, dispone di mezzi sofisticati, ha accesso a dati privati che riguardano ciascuno di noi. Per questo, ha la necessità di essere tutelata e difesa nell’interesse della sua autonomia e indipendenza. A maggior ragione, in un momento in cui il fisco sembra essere divenuto una sorta di giustiziere di classi sociali, un rapace affamato che scruta ogni angolo della nostra vita e che scambia il sacrosanto obiettivo della lotta all’evasione, con l’estorsione a chi già le tasse le paghe, tutte.
La soluzione trovata dal Governo per il caso Visco, è un atto di arroganza istituzionale, un atto di asservimento totale di ogni aspetto della vita democratica, alle logiche di potere. Per passare indenni lo scoglio parlamentare, che prevede la discussione del caso al Senato, nel giorno della Festa della Repubblica, le Istituzioni e le loro regole vengono umiliate e strapazzate, i cittadini guardano smarriti e confusi sciogliersi al sole le più elementari regole ed equilibri degli istituti democratici.
Che cosa si aspetta ancora a sfiduciare questo Governo che in un anno è riuscito nell’intento di rimuovere, in un modo o nell’altro, un membro della Corte Costituzionale, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, che sfiducia senza alcuna ragione regolamentare un membro del Consiglio di amministrazione della Rai, che costringe il Senato ad un’inattività umiliante per la democrazia, che non è più maggioranza nel Paese, sempre ammesso che lo sia mai stato.
La rinnovata coesione che l’opposizione sta trovando sul caso Visco è un atto dovuto ai cittadini, ogni energia e impegno devono essere spesi nel dibattito parlamentare della prossima settimana. E se ciò fosse vano, da Piazza del Parlamento all’Aventino ci si può benissimo andare a piedi, non servono le auto blu. Lo chiede il Paese, lo chiede la democrazia.