Cosa non va nella politica estera del governo Monti
23 Ottobre 2012
Quest’ultimo anno non è stato molto produttivo per la politica estera italiana. Un paese del nostro calibro ha la necessità di avere una politica estera molto efficiente e chiara nei riguardi delle varie questioni internazionali. La settima potenza mondiale è un "titolo" che ha bisogno di essere difeso non solo con la necessaria e auspicabile crescita economica, ma soprattutto, con l’autorevolezza e la forza della politica estera del paese. Il coinvolgimento dell’Italia in diversi ambiti internazionali e il suo contributo individuale nella gestione degli affari internazionali è estremamente importante per mantenere un importante peso politico e il controllo sugli avvenimenti mondiali.
Durante gli anni del governo Berlusconi, la politica estera italiana ha conosciuto diversi alti e bassi, contribuendo con una lenta ma costante crescita a un suo ruolo individuale nello scacchiere internazionale. Pur mantenendo i nostri impegni internazionali e rispettando sempre gli interessi dei nostri alleati storici, il nostro paese spesso gestiva questioni internazionali con la dovuta indipendenza. L’Italia è un paese importante sul piano politico, economico e militare, ed è anche uno dei principali attori del mondo occidentale.
Detto ciò, dobbiamo constatare che la politica estera italiana dell’ultimo anno non appare compatibile con il potenziale reale del nostro paese. Mantenere la rispettabilità del paese rientra nei nostri interessi nazionali e l’Italia ha bisogno di praticare la sua politica estera con maggiore determinazione e professionalità. Il risanamento della nostra economia e la cosiddetta "diplomazia economica" sono aspetti importanti per la nostra politica estera, ma da soli non bastano a garantire lo status quo dell’Italia sulla scena internazionale.
L’Italia ha bisogno di maggiore visibilità internazionale e di maggior impegno politico individuale nelle relazioni internazionali. Le prese di posizione devono avvenire sempre a voce alta, senza alcun timore. Ovviamente, la politica estera dell’Italia dovrà basarsi sui valori e sugli ideali occidentali e dovrà puntare alla difesa degli interessi nazionali dello stato italiano.
Purtroppo, ultimamente la politica estera del governo Monti assomiglia sempre più alla politica estera di un paese debole (vedi la Slovenia, il Portogallo, Lettonia etc) e non sfrutta a fondo le reali potenzialità del "sistema" Italia. L’Italia ha messo da parte la politica estera individuale delegando tutto all’Ue. Scandali internazionali, come ad esempio l’arresto illegale dei Marò da parte dello stato indiano, sono stati mal gestiti e rimangono ancora irrisolti. È difficile capire perché il governo tecnico non sia ricorso alle reali pressioni politiche nei confronti di Nuova Delhi. L’Italia possiede numerosi strumenti politici con cui avrebbe dovuto difendere il suo nome e non avrebbe dovuto permettere a uno stato estero di arrestare i suoi militari in divisa, i quali, hanno sempre regolarmente operato in acque internazionali.
Abbiamo sottolineato numerose volte, che una "politica naive" che si basi esclusivamente sull’auspicio che la controparte rispetti le regole e leggi internazionali senza riserve, è una politica destinata a fallire e non è adatta a un paese come l’Italia.
Tali controversie internazionali con risultati imbarazzanti stanno danneggiando la rispettabilità internazionale del nostro paese. La diplomazia Italiana avrebbe dovuto ricordare ai politici indiani quali serie conseguenze a seguito delle loro azioni avrebbero comportato. In risposta al mancato rispetto per le regole internazionali e per la detenzione illegale dei militari italiani da parte dello stato indiano, l’Italia avrebbe dovuto fermare ogni tipo di accordo politico economico o militare tra Nuova Delhi e l’Unione europea. Purtroppo, il governo italiano sembra abbia sottovalutato la serietà del problema e sembra che non abbia voluto ricorrere a passi drastici per poter vincere la controversia.
Viene da chiedersi che cosa avrebbero fatto i nostri alleati americani o inglesi in questa delicata situazione. In ogni caso, difficilmente Washington avrebbe consentito a uno stato straniero la detenzione e la prigionia dei propri militari in divisa.
Le relazioni internazionali, in cui vige la regola del più forte, sono estremamente complesse. Purtroppo, la legge e le regole internazionali non sempre sono in grado di risolvere le controversie tra i paesi. Il potenziale economico del paese, poi, viaggia di pari passo con la sua abilità e la sua rispettabilità politica e militare. Sono questi gli aspetti necessari per essere uno stato forte, e di conseguenza essere in grado di garantire la sopravvivenza dei valori e dello stile di vita dei propri cittadini. Uno stato forte non è mai soggetto alle imposizioni da parte di un altro giocatore globale perché è in grado di difendersi.
L’Italia ha tutti i numeri necessari per essere uno stato forte. Dobbiamo auspicare che il governo Monti e tutti i diplomatici al servizio dello stato se ne rendano conto al più presto. La rispettabilità in politica estera e nelle relazioni internazionali si perdono facilmente ma nello stesso tempo servono decenni per riacquistare il posto perduto. Il tempo gioca a nostro sfavore.