Cos’è il dividendo demografico e perché influenza la geopolitica globale

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Cos’è il dividendo demografico e perché influenza la geopolitica globale

Cos’è il dividendo demografico e perché influenza la geopolitica globale

31 Luglio 2023

Un Paese ottiene il suo dividendo demografico quando la popolazione in età da lavoro supera quella non autosufficiente (anziani, bambini, eccetera), aumentando la produttività, il tasso di innovazione e creando quindi opportunità di sviluppo e di crescita economica per quella nazione. Il dividendo demografico è una sorta di surplus che deriva dall’aumento della quota di popolazione in età lavorativa e in particolare dall’aumento della offerta di lavoro per quantità e qualità. Se guardiamo alla ‘geopolitica demografica’ globale si può dire che l’Occidente è davanti a una sfida difficile per il suo futuro, in particolare l’Europa dove più che di dividendi dovremmo parlare di ricapitalizzazione demografica. Come sappiamo molti Paesi europei sono alle prese con un calo delle nascite che si somma ad un generale invecchiamento della popolazione, una tendenza che non assicura un dividendo demografico positivo per il vecchio continente e presuppone nuove politiche per rilanciare l’economia nei prossimi anni. Anche gli Stati Uniti che nel Ventesimo secolo hanno saputo sfruttare al massimo il loro dividendo demografico per trainare la crescita dovranno fare i conti con questioni spinose come l’immigrazione per non fare la fine dei cugini europei. “Il quadro demografico d’insieme è quello di un declino della natalità nei Paesi più ricchi,” ha detto al Sole 24 Ore il professor Giovanni Peri del Global Migration Center all’università di Davis, California. “La popolazione invecchia e la forza lavoro non cresce o comincia a ridursi, una tendenza che ha quale probabile conseguenza il rallentamento della crescita economica”. Considerando la stazza demografica dell’altra superpotenza globale, la Cina, si potrebbe essere indotti a pensare che Pechino vada fiera del suo dividendo anche perché negli ultimi decenni lo ha saputo sfruttare beneficiando di una enorme forza lavoro che ha favorito la espansione economica del Dragone. Eppure anche la Cina comincia a sperimentare fenomeni di invecchiamento della popolazione tali da contratte il suo dividendo in futuro rendendo necessari dei cambiamenti nelle priorità di politica economica. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 gli over 65 saranno quasi il 40 per cento della popolazione in alcuni Paesi europei e dell’Asia orientale, il doppio che in Florida dove vive la maggioranza dei pensionati americani. Un numero sempre più grande di persone è destinato a dipendere da una quota sempre più piccola di lavoratori. Chi sembra avere più opportunità sono l’India e l’Africa. L’India è nel bel mezzo di una fase espansiva con una popolazione giovane che aumenta e guida la sua crescita economica. Il dividendo demografico indiano è alto ma per sfruttarlo i governi indiani dovranno fare grandi investimenti nel sistema della istruzione, nell’assistenza sanitaria e nella formazione di nuove competenze. Un discorso simile vale anche per l’Africa che ospita la popolazione più giovane del mondo. Per l’Africa il dividendo demografico può essere un’opportunità unica di riscatto socioeconomico ma come e forse più dell’India ai Paesi africani servono grandissimi investimenti nelle infrastrutture, nella sanità e nella istruzione. Investire nel capitale umano è fondamentale per Paesi come l’India o le grandi nazioni africane, riuscire a dotare la propria popolazione più giovane delle giuste competenze e conoscenze, investire nella innovazione tecnologica, garantire assistenza sociale e sistemi sanitari adeguati significa non solo crescere economicamente prendendosi cura della popolazione più anziana ma partecipare da protagonisti allo sviluppo della forza lavoro su base globale con una popolazione sana e produttiva. E l’Italia? I nuovi nati nel nostro Paese continuano a scendere, siamo sotto le 400mila nascite ogni anno. Il rapporto tra individui in età da lavoro (15-64 anni) e non (under 14 e over 65) è destinato a passare da tre a due del 2021 a uno a uno nel 2050. Le previsioni Istat sul calo demografico da qui al 2070 fanno prevedere dati ancora peggiori, con un calo della popolazione italiana di 11 milioni di persone se il trend della natalità resterà quello attuale. Secondo i dati forniti dal professor Blangiardo, già presidente dell’Istat, nel 2042 il Pil italiano potrebbe calare del 18% in conseguenza di riduzione della popolazione attiva di quasi tre milioni di persone. Con questi numeri purtroppo il dividendo demografico italiano è destinato a restare in passivo, come per molti altri Paesi occidentali.