Dal gruppo di Visegrad alla “Danubia”

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Dal gruppo di Visegrad alla “Danubia”

Dal gruppo di Visegrad alla “Danubia”

27 Aprile 2024

Le problematiche connesse con il posizionamento rispetto al conflitto russo-ucraino e il cambio di maggioranze in alcuni Paesi stanno influendo, nel senso del cambiamento, sugli equilibri fra gli Stati all’interno dell’Europa Centrale, mettendo in luce l’emergere di blocchi ‘regionali’ diversi dai precedenti.

Il blocco di Visegrad (dal nome della cittadina ungherese che ne tenne a battesimo la nascita, da non confondersi con la “Višegrad” cittadina della Bosnia Erzegovina dove il Premio Nobel per la Letteratura Ivo Andrić ambientò le vicende del suo romanzo storico Il Ponte sulla Drina) è basato su intese fra Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Le problematiche cui accennerò lo stanno sfaldando. La Polonia, a diretto contatto con la Federazione Russa, si sta infatti allontanando dall’Ungheria e avvicinando alle ragioni degli Stati baltici, tendendo ad assimilare la propria politica estera con quella di questi ultimi.

Dall’una e dagli altri infatti, e indipendentemente dal diverso colore politico dei governi, la Federazione Russa viene percepita come la minaccia principale all’indipendenza e alla sovranità nazionale. Per la Polonia questo comporta, in ambito Visegrad, il rilassamento dei legami con alcuni altri ‘soci del club’ (Ungheria  e la “nuova” Slovacchia) che hanno invece interessi strategici diversi quando non addirittura divergenti.

Seconda conseguenza: Polonia e Baltici sono sempre più nel mezzo della solidarietà ‘occidentale’, a Varsavia declinata essenzialmente come ancoraggio alla NATO prima e molto più che all’Unione Europea. Il collante si sfalda anche per effetto di una divergenza delle maggioranze di governo: con il nuovo Presidente, Varsavia – sempre atlantista – vira verso una Europa più ‘federale’ e tende ad abbandonare l’idea di ‘Europa delle Patrie’. Insomma, si delinea un nuovo blocco ‘regionale’, un blocco polacco-baltico, o semplicemente ‘baltico’.

Il governo ungherese (e ora anche quello slovacco) segue invece una linea diversa da quella del governo polacco, nella convinzione che agli interessi di Budapest corrisponda meglio un certo distaccato dalle posizioni antirusse, quando non una strisciante neutralità. A tenere legate Varsavia e Budapest è rimasta a lungo una freddezza nei confronti degli scenari da Europa Federale, ma questo, alla luce dello scenario apertosi dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina e degli orientamenti europeisti del nuovo governo di Varsavia, non è più un elemento importante come in passato.

Allo sfaldamento del club di Visegrad corrisponde la ricerca di intese più solide e permanenti di collaborazione ‘regionale’ fra Paesi dell’area danubiana. L’obiettivo comune è coordinare la politica estera di ciascuno dei Paesi interessati o potenzialmente interessati su un posizionamento più distante dall’Europa Occidentale e più morbido nei confronti della Federazione Russa.

Le diplomazie sono al lavoro in questa prospettiva, con due summit che hanno riunito i leader di tre paesi danubiani. Non è ancora il tempo di una Danubia, ma si va in quella direzione. Protagonisti sono: un’Austria che è uno dei Paesi UE non membri della NATO, un’Ungheria che ritiene di poter allentare i propri vincoli rispetto alla NATO e all’UE, e infine la Serbia, neutrale, e con una opinione pubblica in massima parte europeista e solo in minoranza atlantista. Che i tre Paesi abbiano interessi nazionali strategici convergenti è evidente. Deriva dal loro posizionamento geografico, dalla loro dipendenza da materie prime importate, da una storia fatta di scontri ma anche di vissuto comune, di riscoperta di un’identità centroeuropea, diversa da quella dell’Ovest in senso stretto e da quella dell’Europa Orientale. E le somiglianze nei colori nei tre governi emergono allo stesso modo; il Cancelliere austriaco, il Primo Ministro ungherese e il Presidente serbo hanno posizioni simili in molti campi: oltre che nell’orizzonte strategico ritenuto più conveniente per i Paesi danubiani, anche in materie particolarmente delicate come quella dell’immigrazione.

Alessandro Napoli, D.E.A. in études politiques approfondies (Università di Strasburgo III, 1982), è esperto di economia e politica dei Paesi dell’Europa Centrale e Sud-Orientale. Ha lavorato come Consigliere di Pre-Adesione in Ungheria e oggi è impegnato come Senior Expert in progetti di pre-adesione nei Paesi dei Balcani Occidentali.