Da Defensor Fidei a “difensore del voto”

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Da Defensor Fidei a “difensore del voto”

21 Marzo 2008

Ieri conferenza stampa sulle
questioni eticamente sensibili, che pregiudizio e ignoranza vorrebbero di
stretta competenza clericale. Oggi mi giunge richiesta per una lezione da
tenere ai responsabili regionali dei cosiddetti “difensori del voto”:
i circa 100.000 rappresentanti di lista del PdL che nei seggi dovrebbero
garantire la correttezza delle procedure.

La notizia è ripresa dalle
agenzie ed è riportata in un corsivo del Messaggero. Le ironie si sprecano.
Qualcuno mi chiama per domandare se ho cambiato cattedra e se ora, perciò,
posso fregiarmi della qualifica di “professore anti-brogli”. Eppure,
se avessero letto La giornata di uno scrutatore di Italo
Calvino ricorderebbero il significato di quella pratica e di quella funzione,
quando i partiti non sono di plastica e sanno comunicare con lo spirito civico
dei loro aderenti.

C’è qualcosa di più. Non a caso
nella storia repubblicana nelle due volte che si è trattato di assegnare un
premio nazionale – nel 1953 e nel 2006 – il sospetto di irregolarità ha gravato
sull’esito del voto. E in entrambe le circostanze a vantaggio delle sinistre.

Qualche anno fa l’ex Segretario generale
della Camera dei Deputati, Vincenzo Longi, ha confessato d’aver effettuato, a
suo tempo, un controllo accurato sulle schede delle elezioni del 1953,
depositate presso gli uffici della Camera. Ne ha ricavato la certezza che il
premio di maggioranza per la coalizione centrista, in realtà fosse scattato. Se
questa realtà di fatto fosse stata allora certificata, probabilmente tutta la
storia politica d’Italia sarebbe stata diversa. In queste elezioni c’è una
ragione supplementare per non lasciare nulla al caso: i premi di maggioranza da
assegnare sono ben 21; uno nazionale per la Camera dei Deputati e 20 regionali
per il Senato. Ciò comporta che la distribuzione dei voti, ancor più dei loro
valori assoluti, è essenziale per determinare la composizione della Camera
Alta. Per questo è necessario garantire che non vi siano brogli e, soprattutto,
che non avvengano in quelle realtà nelle quali anche pochi suffragi in più o in
meno per un partito potrebbero determinare conseguenze politicamente decisive.

 Da tutto questo deduco due
conclusioni: è bene non fidarsi dei sondaggi che assegnano al PdL un vantaggio
ragguardevole. Bisogna andare a votare. In alcune regioni d’Italia anche un
solo voto potrebbe rivelarsi decisivo per consentire a Berlusconi di governare.

 Una volta scongiurato
l’astensionismo, quei voti vanno difesi affinché nei libri di storia il 2008
possa non essere ricordato come il 1953 e il 2006.

Per queste ragioni ho deciso di
non tirarmi indietro e, per un giorno, sarò in cattedra a spiegare come evitare
brogli. Questa lezione è una delle cose che preparerò nei tre giorni di pausa
che ci aspettano, nei quali le sciabole tornano nei foderi e anche i diari si
tacciono. Non prima di avervi augurato buona Pasqua.