Da europeisti non chiediamo all’Unione l’impossibile

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Da europeisti non chiediamo all’Unione l’impossibile

13 Maggio 2011

Sappiamo che molti in Europa credono nell’Ue, ma fin dove si spinge tale credenza e fiducia? Si può anche essere pragmatici e credere nell’Europa unita come un’istituzione comunitaria che raggruppa una serie di paesi democratici, rispettosi delle leggi e dei valori comuni, che collaborano nell’ambito dell’unione. La cooperazione europea deve essere considerata come un vantaggio per tutti noi e deve assicurare la pace e la solidarietà tra i paesi membri. Può e deve sicuramente permettere una maggiore integrazione economica (come fu previsto dal principio) che diventa una dei principali promotori di tale coesistenza pacifica, ma non deve essere mai considerata per qualcosa che non può essere… Cioè “Europa politica” al livello internazionale, in cui c’è una sola voce per tutti, e i singoli membri sono ininfluenti. Tale approccio sulla politica estera comune può valere solo come un valore simbolico sui temi globali ma non potrà mai sostituire le posizioni o le azioni di singoli paesi membri. Tale osservazione riguarda soprattutto le posizioni di tutti coloro che esercitano una certa influenza sullo scacchiere internazionale. Fortunatamente, l’Italia è tra uno di questi stati a cui non converrebbe mai di rinunciare a questo vantaggio.

Inoltre, pur essendo a favore della politica di allargamento (ma solo a certe condizioni), sappiamo che ogni passo in tal senso,a partire dagli anni Ottanta, ha sensibilmente indebolito la posizione politica dell’Europa nel mondo e ha ulteriormente limitato la già scarsa capacità di "decision making" sui temi globali e regionali, soprattutto durante le crisi mondiali, i conflitti, l’immigrazione clandestina ecc. La situazione si complica ulteriormente quando arriviamo ad analizzare l’allargamento europeo dal 2004 ad oggi, anche se tale processo portava anche dei vantaggi poiché in grado di rafforzare l’unione economicamente. Purtroppo, come vediamo, la semplice "somma" dei Pil nazionali non sono in grado di produrre gli effetti sperati da alcuni e di rafforzare la struttura politica dell’unione. Non dimentichiamo che oggi la comunità Europea di 27 e il “paese” più ricco del mondo (indicatore Pil) ma allo stesso tempo è anche il più debole e diviso politicamente, che non riesce a essere univoco a livello internazionale. La questione è molto più complicata e consiste anche nella visione dell’Europa da parte di molti politici europei che utopisticamente vorrebbero vedere l’Europa come una sorta di Stati Uniti d’America con un’unica identità e senso di appartenenza nazionale.

Forse l’Unione Europea, come uno strumento, debba essere impiegato solo per le sue reali capacità, senza chiederle di essere anche qualcos’altro che non sarà mai. L’unione e il suo allargamento serve a garantire una pace duratura, ad incrementare il benessere economico ed a evitare i pericoli derivanti da isolazionismi, ma non potrà mai diventare un corpo unico che condivide tutto. I paesi singoli e i loro interessi nazionali prevarranno sempre e comunque sulla politica comune. Basta ripensare alle innumerevoli posizioni dentro l’Unione durante le varie crisi mondiali, inclusa la più recente questione della Libia. Da alcuni precedenti storici possiamo concludere che, per adesso, la cooperazione europea ha funzionato solo in ambito economico, ma non ha mai funzionato unanimementeper quello politico. Non può esistere un “paese” in cui ogni singolo stato ha interessidifferenti, diverse agende e dissimili concezioni del mondo circostante. E non sarebbe neanche giusto a limitare tali aspirazioni legittime dei popoli europei solo per far funzionare la lenta macchina comunitaria. In Europa mancano gli ingredienti base per tale fusione. L’unico valore condiviso è la democrazia e lo stato di diritto, che da soli non bastano per la creazione di un unico paese e di un’unica identità nazionale. E non basta soprattutto in Europa, dove le nazioni, stati, popoli e addirittura regioni furono in “conflitto” per millenni. Ma già il fatto che l’Ue riuscì a garantire più di 50 anni di pace tra i paesi membri non è una cosa da poco. Accontentiamoci del risultato.