Da Milano voci di attriti tra Moratti e Formigoni

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Da Milano voci di attriti tra Moratti e Formigoni

26 Maggio 2008

 La questione della governance dell’Expo milanese è esplosa all’improvviso – anche se i tempi ristretti giustificano una certa accelerazione delle decisioni – con un articolo sul Corriere della Sera degli inizi di maggio dove Letizia Moratti annunciava di puntare su una struttura unitaria per la gestione, guidata da un amministratore unico, il suo fedelissimo Paolo Glisenti che tanto ha contribuito alla vittoria su Smirne, e con un tot di direttorati alle dipendenze esclusiva dell’ad. Se, poi, si considera che probabilmente il commissario unico indicato dal governo per seguire l’evento sarà la stessa Moratti, si può comprendere perché non siano mancate le voci critiche per un accentramento eccessivo di poteri. Tra questi la più significativa è stata quella di Carlo Sangalli, antico uomo della Dc moderata lombarda, che non solo è presidente nazionale della Confcommercio ma anche della Camera di Commercio di Milano (nonché vicepresidente della potentissima Fondazione Cariplo). Ma va registrata anche quella di Bruno Ermolli considerato l’eminenza grigia “economica” di Silvio Berlusconi, quella che si affianca all’eminenza grigia “istituzionale” che è senza dubbio Gianni Letta.

Tutta la vicenda si è poi intrecciata ai casi del governatore lombardo Roberto Formigoni, che subito dopo il voto puntava a esercitare un ruolo nazionale ed è invece rimasto a presiedere la Regione Lombardia. S’era immediatamente sparso un qualche saporino di discriminazione  quando il nuovo presidente del Consiglio aveva accordato tempo e via libera al sindaco di Milano mentre era stato parco nel dialogo con Formigoni, e soprattutto un po’ contraddittorio perché da una parte chiedeva al governatore un sacrificio per rimanere a presidiare la Lombardia (anche nel quadro di una inevitabile competizione con la Lega ma pure per gli impegni connessi all’esposizione internazionale del 2015) e dall’altra sulla futura esposizione che Formigoni doveva presidiare si esponeva assai poco.

Tutta la partita si intrecciava poi con quella della nomina del coordinatore regionale di Forza Italia che nel periodo cruciale durante il quale forzisti e aenninni si dovranno fondere in un’unica organizzazione avrebbe avuto un ruolo importante. Anche in questo caso i giornali sottolineavano una divisione tra la Moratti e Formigoni: la prima che puntava su Guido Podestà (berlusconiano doc, già uomo Fininvest, che alla fine ha prevalso) e il secondo sul suo fedele assessore diventato parlamentare, Gian Carlo Abelli, antico democristiano pavese, ora dato per formigoniano o come scrive una stampa frettolosa “ciellino” (sconfitto ma risarcito da una niente affatto ininfluente nomina a vicecoordinatore nazionale).

In questo quadro i giornali impazzivano sui dissidi tra sindaco e governatore. E a un certo punto si inseriva anche una presa di posizione di Ermolli che sosteneva come il “commissario” governativo avrebbe potuto essere la Moratti ma anche, forse, al suo posto, Formigoni. La affermazione faceva alzare al massimo le voci di uno scontro mortale tra Moratti e Formigoni.

Interessante notare che il giorno dopo la dichiarazione ermolliana, il governatore in persona ha fatto sapere che il candidato a commissario del governo per l’Expo era uno e uno solo: la Moratti. Questa presa di posizione è stata registrata ma non commentata dai quotidiani che avevano sollevato innumerevoli polveroni sul dissidio frontale tra Palazzo Marino e Pirellone. Commentare la “svolta” formigoniana avrebbe voluto dire rimangiarsi un qualche luogo comune di troppo diffuso sui conflitti insanabili (molto auspicati da una stampa che guarda con simpatia a sinistra) e comunque, implicava una certa disinformazione sugli accordi che tra sindaco e governatore si stavano raggiungendo. La Moratti ha, poi, esplicitamente informato che tutta la partita Expo sarà gestita in modo condiviso come è stato sin dall’inizio.

Nelle nuove intese raggiunte tra Formigoni e Moratti pesa l’idea che entrambi si sono fatti di quanto sia nocivo per tutti e due far giocare dall’esterno sulle loro divisioni. Coordinati infatti Comune e Regione costituiscono una forza imbattibile. Nello “sforzo” unitario un ruolo, poi, probabilmente lo gioca anche il desiderio di tenere un po’ lontani dai “tavoli” interlocutori ministeriali troppo potenti  (e troppo in asse con la Lega) che a qualcuno è sembrato di intravedere anche dietro a certe dichiarazioni di Ermolli.