Da Rignano a Lampedusa due schiaffoni per Renzi
12 Giugno 2017
di Carlo Mascio
1500 chilometri, più o meno. Non si può certo dire che Rignano sull’Arno e Lampedusa siano proprio ad un tiro di schioppo, geograficamente parlando. Eppure qualcosa “in comune” ce l’hanno e ha a che fare con Matteo Renzi. Scorrendo i dati di questa tornata di elezioni amministrative, i risultati di Rignano e di Lampedusa non sono certo passati inosservati.
A Rignano, patria dei Renzi, la candidata a sindaco del Pd, Eva Uccella, è stata sconfitta dal sindaco uscente Daniele Lorenzini.Non certo uno qualunque, Lorenzini, a suo tempo sostenuto dal padre dell’ex premier (è anche medico della famiglia Renzi) e che a Rignano ricopriva la carica di segretario cittadino del Pd. Ricopriva, appunto. Perché dopo il caso Consip che lo ha visto coinvolto, ha deciso di autosospendersi. Ed è proprio la vicenda Consip che avrebbe incrinato i rapporti tra i Renzi e Lorenzini, dopo che quest’ultimo, convocato dai magistrati come “persona informata sui fatti”, avrebbe tirato in ballo cene e ricostruzioni non confermate proprio sul caso Consip. Passa qualche mese e il Pd sceglie di non ricandidarlo a sindaco di Rignano, puntando su Uccella. Risultato? Lorenzini è stato eletto con il 48% dei voti, staccando la candidata Dem di quasi 18 punti. Insomma, Pd asfaltato e tanti cari saluti a Tiziano Renzi e famiglia.
Ma la sconfitta più clamorosa – e probabilmente quella che brucia di più per l’ex premier – è quella di Giusi Nicolini, sindaca uscente di Lampedusa e Linosa. “Mamma Italia”, eroina dei migranti, simbolo dell’accoglienza formato piddì. Giornaloni e programmi tv come Gazebo non si sono certo risparmiati nell’incensare la Nicolini e il suo impegno per l’accoglienza dei migranti sull’isola.Tant’è che Renzi, quando ha capito che la sua immagine stava diventando popolare, ci si è catapultato: l’ha fortemente voluta nella delegazione italiana alla Casa Bianca per la cena di gala con Obama in veste di esempio “dell’eccellenza italiana”, l’ha sempre citata come amministratrice-simbolo dell’emergenza immigrazione in Italia, fino ad arrivare a portarla con sé nella nuova segreteria nazionale Dem. Morale della favola: dopo 5 anni di amministrazione, la Nicolini non viene riconfermata come prima cittadina di Lampedusa arrivando addirittura terza, superata dall’ex primo cittadino Totò Martello, eletto sindaco, e da Filippo Mannino, giovane a capo di una lista civica. Per di più dovrà salutare definitivamente il consiglio comunale, dato che non è riuscita a strappare nemmeno un seggio.
Una bocciatura sonora, dunque, che mette in discussione anche le modalità di gestione dell’emergenza migranti a livello nazionale. Sia ben chiaro: come abbiamo ribadito più volte, non siamo certo contrari a salvare vite umane nel Mediterraneo, ma siamo convinti che una seria politica sulla immigrazione non possa coincidere esclusivamente con il mantra dell’accoglienza “senza se e senza ma”, che non è una politica. A quanto pare, i cittadini di Lampedusa se ne sono accorti, votando contro quel modello. In conclusione, da Rignano a Lampedusa, ecco due schiaffoni che lasciano il segno sul volto del renzismo.