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Dai repubblicani a En Marche in 24 ore: anche la Francia ha il suo “Conte”
06 Luglio 2020
di Pietro Scuri
Tutto secondo copione. Macron, d’altro canto, dopo l’uscita dal look down e i clamorosi risultati delle elezioni municipali non aveva altra scelta. Per non perdere del tutto le speranze di rielezione, una svolta al quinquennale era d’obbligo. E poi Edouard Philippe, il suo fedelissimo Primo Ministro del quale agli esordi i francesi non sapevano distinguere il nom dal prenom di colpo s’era fatto ingombrante.
Senza che a lui possano attribuirsi propositi intenzionali, è un fatto che i francesi, nel corso della crisi sanitaria, hanno preferito il suo profilo tecnico e freddo ai toni più aulici e “gollisti” privilegiati dal Presidente. E questa preferenza tutti i sondaggi l’hanno registrata e tradotta in numeri. Come se non bastasse, nelle recentissime elezioni municipali alla sconfitta bruciante delle truppe presidenziali ha fatto da contraltare il successo senza equivoci e ombre di Philippe, rieletto a furor di popolo Sindaco nella sua Le Havre.
Insomma: per come si erano messe le cose, difficile che una continuazione del rapporto Macron-Philippe al vertice dello Stato non avrebbe prodotto un dualismo di fatto. Più difficile comprendere ora il futuro prossimo dell’ormai ex Primo Ministro: se diverrà un concorrente di Macron, una carta di riserva del “macronismo”, ovvero tornerà nei ranghi in attesa di una nuova stagione. Se fosse per lui non c’è dubbio che privilegerebbe questa terza opzione, ma non sempre la politica ti dà la possibilità di scegliere.
Ma chi è il nuovo Primo Ministro di Macron? Jean Castex, alto- funzionario cinquantacinquenne proveniente dalla regione degli Alti Pirenei, condivide con Philippe il fatto di essere un outsider della politica e con il Presidente Macron l’essere stato enarca nonché lo smaccato profilo tecnocratico. Egli aveva ricevuto in aprile l’incarico di coordinare la ripartenza del post-Covid, circostanza che gli è valsa l’appellativo di “Monsieur déconfinement”. Non è difficile immaginare la forte impronta tecnica che avrà la sua squadra di governo. Non a caso ha già dichiarato che la compagine, che verrà nominata a brevissimo, non sarà un casting e si baserà sul recupero della competenza.
La sua scelta evidenzia una doppia consapevolezza del Presidente Macron. Egli sa che per i francesi il rientro dalle vacanze sarà difficile e qualcuno in Francia lo corregge, affermando che sarà addirittura apocalittico. Prova, dunque, a giocare d’anticipo, mettendo il governo della Francia in mano a una équipe costruita su misura della portata della crisi provocata dal Covid.
La seconda consapevolezza è che quest’operazione va tentata rivolgendosi innanzitutto all’elettorato di destra: l’altro, quello con venature sinistrorse, si è ormai rivolto altrove e non sembra più recuperabile. Anche per questo Macron ha scelto Castex, uomo vicino al suo predecessore Sarkozy e ufficialmente iscritto fino a pochi giorni fa ai Repubblicains.
Per ovviare a questo piccolo problema di curriculum, Castex non ha perso tempo. Se Giuseppe Conte passerà alla storia come l’uomo che guidò due maggioranze di differente segno nella stessa legislatura, lui verrà ricordato per aver cambiato partito in meno di 24 ore: con una velocità da far invidia a John Wayne, eletto Primo Ministro ha abbandonato Les Repubblicains per aderire a En Marche.
In pieno boom economico Enrico Mattei dichiarò di usare i partiti allo stesso modo di come usava i taxi: vi saliva, pagava la corsa e poi scendeva. Mattei era un operatore economico. Nemmeno lui avrebbe immaginato che un giorno quella stessa filosofia sarebbe stata sposata da politici e di primissimo rango.
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