Dalla Cina ai socialisti spagnoli passando per l’ammaccata Merkel: torna Giorno di Festa
09 Ottobre 2017
Torna la nostra rubrica Giorno di Festa, uno sguardo provocatorio sui grandi fatti di politica interna e internazionale a cura di Lodovico Festa.
Quella holding chiamata Partito comunista cinese. “China’s Communist party is making clear that it expects to dictate business decisions not only at state-owned enterprises, but also at private and joint ventures with foreign partners”. Lucy Hornby sul Financial Times del 5 ottobre spiega come in un documento del Comitato centrale e del Consiglio di Stato, i comunisti cinesi abbiano chiarito che il partito indirizzerà non solo le decisioni delle imprese pubbliche ma anche di quelle private e delle joint venture controllate da “cinesi”, e lo farà anche attraverso le “cellule di partito” nelle singole aziende. Due considerazioni. La prima: il quotidiano della City da qualche tempo sembra registrare una revisione del suo atteggiamento su Pechino. Sta prevalendo il punto di vista di Canberra e Nuova Delhi su quello di Hong Kong? La seconda: anche gli operai della Pirelli, se si iscriveranno al Pcc, potranno contare nella loro impresa?
Amica Merkel sed magis amica veritas. “Mrs Merkel won her election on september 24 th but with a reduced tally of votes and seats she is a dimished figure”. In uno dei suoi editoriali, l’Economist spiega nel numero del 6 ottobre come la Merkel abbia vinto le elezioni ma la sua figura politica sia ridimensionata. Già sotto la guida di Bill Emmott un settimanale che un tempo si caratterizzava per le sue analisi spregiudicate, era diventato abbastanza conformista ma almeno combattivamente conformista. Dopo la sua americanizzazione invece se ne è accelerata la trasformazione in un tempietto della più piatta political correctness. Però il sangue non è acqua e al contrario dei panglossisti italiani per cui “tutto va bene in un mondo merkellianamente perfetto” il periodico già diretto da Walter Bagehot non può non registrare come quella della Kanzlerin sia una “dimished figure”.
L’ “ora” dei socialisti in Spagna e in Europa. “Non posso, per ora”. Così Pedro Sànchez, leader del Psoe, avrebbe risposto, secondo quel che scrive Concita De Gregorio sulla Repubblica del 5 ottobre, a chi gli chiedeva una mozione congiunta con Podemos per sfiduciare il governo Rajoy. “Non possiamo, per ora” sembra essere diventato il motto di quella parte del socialismo europeo che è particolarmente influenzata da una Spd largamente allo sbando.
Impunità di chi? “Finisce con l’assoluzione per tutti e 7 i capi di imputazione il processo che ha visto coinvolto a Napoli Marco Milanese, ex consigliere politico di Giulio Tremonti. Secondo la quarta sezione del Tribunale, presieduta da Loredana Acierno, il fatto non sussiste per tutti i capi d’imputazione tra i quali la violazione di segreto d’ufficio, corruzione, associazione per delinquere e favoreggiamento. Tre capi d’imputazione erano prescritti ma il tribunale ha ritenuto di far prevalere l’assoluzione” così il Fatto del 5 ottobre in una nota siglata F.Q. riporta l’ennesima sconfitta dell’“accusa” in un processo eccellente. La notizia è registrata sotto una testatina che recita “Giustizia & Impunità”. Non so se nel termine impunità è compreso anche l’idea che si sia concesso a singoli pm di sconvolgere la politica nazionale senza che questo crei problemi, non dico penali che sarebbe improprio, e contrasterebbe con le esigenze di funzionamento della giustizia, ma nelle loro carriere.