Damasco non è un posto sicuro neppure per i generali iraniani

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Damasco non è un posto sicuro neppure per i generali iraniani

08 Giugno 2010

Sono state fonti legate all’Intelligence francese, infine, a confermare l’assassinio del generale Khalil Sultan Al-Abed, storico dirigente  dei Guardiani della Rivoluzione iraniana. Il 16 maggio scorso una banda di rapinatori ha fatto irruzione nella lussuosa villa del militare  in un quartiere residenziale di Damasco, sede di istituzioni governative e generalmente ben sorvegliato, uccidendolo con fucili automatici e portando via soltanto computer e documenti, trascurando danaro e oggetti preziosi: bottino assai singolare per semplici predoni.

Sultan operava in Siria con la copertura di ricco uomo d’ affari, detenendo il 25% della filiale locale della casa automobilistica Iran Khodro e aveva ottime relazione con l’establishment del Paese dove risiedeva da dodici anni. La sua casa era diventata un punto di riferimento importante per industriali, commercianti, politici e, naturalmente, spie. Secondo fonti dei servizi segreti israeliani, il generale, maestro delle missioni segrete,  avrebbe coordinato numerose operazioni contro esponenti in esilio dell’opposizione iraniana, che lo individuavano come uno dei nemici più pericolosi in quell’area.

Khalil Sultan era anche in buoni rapporti col capo delle Brigate al Qods Qassem Suleimeni e, soprattutto, amico personale del generale Hossein Reza Baba, disertore che ha deciso di collaborare con l’ Occidente. Quest’omicidio illustre sembra destabilizzare gli apparati delle forze di sicurezza del presidente Bashar Assad, specie per le modalità dell’ esecuzione. Nel febbraio del 2008, sempre in una zona Vip della capitale, vicino a una scuola iraniana e a un posto di polizia, l’ esplosione di un’autobomba fece saltare per aria il capo militare di Hezbollah Imad Mughniyeh, super ricercato da Stati Uniti e Israele.

Il Mossad, come sempre in questi casi, venne accusato d’ aver ordito l’ attentanto ma, anche allora, si parlò di possibili interessi di governi musulmani. Quel che pare certo, è che Assad, con  la cerchia degl’intimi che governano i Servizi siriani, dovrà rafforzare la sorveglianza sugli ospiti stranieri che risiedono a Damasco, dove nessuno si sente abbastanza al sicuro.