Débâcle elettorale di Sarkò, ma i socialisti non convincono
17 Marzo 2008
L’«onda rosa» attesa al
primo turno è arrivata al secondo. Il centro-destra francese del Presidente
Sarkozy ha nettamente perso le elezioni municipali e cantonali di domenica 16
marzo. Anche se in termini di voti assoluti la differenza è minima, circa due punti
percentuali, il numero di città importanti conquistato dai socialisti è
notevole. Scorrendo l’elenco delle 30 città considerate chiave in questo
scrutinio, solo 10 avranno un sindaco Ump. Il Partito socialista si impone i feudi
storici della destra come Tolosa (da 40 anni governata dai gollisti), Caen,
Strasburgo e Metz (dal 1848 a
destra). Altri ottimi successi socialisti a Lille, Reims, Rennes, Amiens,
Saint-Etienne e naturalmente Parigi. Unica parziale consolazione la vittoria,
anche se risicata, a Marsiglia, dove è stato confermato il sindaco uscente
dell’Ump Jean-Claude Gaudin. Quali le prime indicazioni di questo scrutinio?
Innanzitutto il Ps
conferma il già ottimo risultato del primo turno e soprattutto la forza del
«socialismo municipale». Secondo i dati non ancora definitivi il Ps controllerà
183 città (contro le 124 dell’Ump) con più di 30.000 abitanti (38 città in più
rispetto alle municipali del 2001). In attesa dei risultati definitivi, anche a
livello dipartimentale si prospetta un ottimo successo della sinistra, con
altri otto dipartimenti che dovrebbero aggiungersi ai 51 (su 101) ad oggi
controllati dal Ps. Infine, se a questi dati si sommano le 20 regioni su 22 che
dal 2004 sono guidate dal Ps, il quadro di un vero e proprio «contro-potere locale»,
rispetto al potere centrale nelle mani della destra neogollista, è delineato.
Interessante sarà vedere
come il Ps deciderà di utilizzare il successo. Le prime bellicose
dichiarazioni, che prospettano veri e propri atti di resistenza nei confronti
del potere centrale (aumento delle imposte locali, servizio minimo non
garantito nei trasporti in caso di sciopero) finirebbero per condannare il Ps
ad un’altra débâcle, alle presidenziali del 2012. Infatti, nel doppio voto del
9-16 marzo, è di certo contenuto un messaggio sanzionatorio nei confronti del
Presidente eletto da dieci mesi. Ma non devono essere trascurate le motivazioni
di politica locale nella scelta dei dirigenti delle municipalità e dei consigli
di dipartimento. La vittoria alle municipali non significa automaticamente che
il Ps venga considerato dai francesi idoneo alla guida del Paese, anche perché
sembrano al momento mancare due elementi decisivi per conquistare l’Eliseo: un
programma globale per la
Nazione e una leadership chiara e definita all’interno del
proprio campo di riferimento. Se possibile queste municipali hanno confuso
ancora di più la situazione interna al partito. Dal voto di domenica escono tre
vincitori certi. Innanzitutto Royal, che con le oltre 200 città visitate in tre
mesi, può di certo rivendicare parte del successo socialista. In secondo luogo
il segretario Hollande, che ha saputo risollevare il partito dopo la batosta
presidenziale del 2007 e può vantare il doppio successo a livello locale (2004
alle regionali e 2008 alle muncipali). Infine Delanoe, riconfermato in maniera
trionfale a Parigi e vero volto nuovo del socialismo francese. In vista del
congresso di autunno, che sancirà il cambio al vertice del partito dopo dieci
anni di segreteria Delanoe, le municipali hanno accentuato le linee di fratture
interne al partito. Una di queste linee di frattura si è manifestata più di
altre in questa tornata elettorale e riguarda le alleanze. I socialisti, come
dimostrato anche a maggio 2007 e ribadito in queste elezioni locali non sono
maggioranza nel Paese e necessitano di alleanze per vincere uno scrutinio
nazionale. L’alternativa è quella tra «cartello di tutte le sinistre»
(comunisti, verdi ed estrema sinistra), formula che come si è visto in queste
municipali ha ancora un certa presa, o alleanza con il Modem centrista. Anche
su questo punto, in autunno, ci si dividerà in casa socialista.
Parlare del Modem e del
suo leader Bayrou significa riferirsi al vero e proprio sconfitto di queste
elezioni municipali, forse ancor più della destra di Sarkozy. Battuto nel suo
feudo di Pau, Bayrou, volto nuovo del primo turno delle presidenziali del 2007,
subisce una seconda batosta, dopo quella delle legislative del giungo scorso.
Se alla sconfitta di Pau si aggiunge quella dell’ex collega di Bayrou Gilles de
Robien ad Amiens, ora passato al Nouveau Centre (al governo con l’Ump di
Sarkozy), si può notare come la prospettiva di un partito centrista fatichi ad
emergere in un sistema politico che ha accentuato notevolmente la sua logica
bipartitica. La presidenzializzazione della Francia sembra al momento aver
eliminato ogni sorta di quadriglia bipolare e la competizione, a livello
nazionale, e oramai anche a livello locale (se si eccettuano alcune
municipalità a guida Pcf), sembra essere tra i due grandi partiti, Ump e Ps.
Bayrou oltre ad aver pagato questa bipolarizzazione e comunque l’eclissarsi di
una prospettiva di centro (o comunque democratico-cristiana) che aveva vissuto
in particolare attorno ad una leadership forte come quella di Giscard, paga
anche la sua strategia di alleanze variabili (in alcune municipalità con il Ps,
in altre con l’Ump), per nulla apprezzata e compresa dall’elettorato francese.
Per quanto riguarda il
partito di maggioranza, il voto municipale contiene certamente una parte di
sanzione nei confronti del Presidente e della sua «desacralizzazione» del ruolo
presidenziale. Da questo punto di vista Sarkozy ha iniziato modifiche a livello
di stile da alcune settimane: meno esposizione mediatica, meno dichiarazioni e
meno spazio agli esperti di immagine e comunicazione (emblematica in questo
senso la rimozione del giovane portavoce David Martinon). L’Ump sconta però
anche una serie di problemi e di errori più contingenti: la difficoltà di
spiegare a livello locale l’ouverture
ai socialisti operata dal Presidente, l’incapacità di assorbire il voto di
estrema destra che Sarkozy aveva dominato alle presidenziali e invece oggi
confluito nell’astensione e una scarsa mobilitazione dell’elettorato di
centro-destra a livello locale (nell’astensionismo record del 30% ci sono molti
elettori delusi dell’Ump).
Come in parte però già
certificato al primo turno il voto non è stato una sanzione vera e propria nei
confronti del governo Fillon, basti pensare che solo 4 membri su 22 non sono
stati eletti (i due casi più imbarazzanti sono quelli dei Ministri
dell’Educazione e dell’Economia Darcos e Lagarde). Per questo motivo Sarkozy ha
annunciato pochi e mirati aggiustamenti alla compagine governativa
(probabilmente solo qualche cambio a livello di sottosegretari), ma soprattutto
ha affermato di voler far ripartire la spinta riformista. Al di là di ogni
dato, circa il 60% dell’elettorato che a maggio 2007 ha scelto Sarkozy
dichiara di voler vedere il Paese procedere sulla strada delle riforme. Il
messaggio, da questo punto di vista è chiaro. La sinistra amministri le città,
la destra pensi al governo centrale e il Presidente scompaia dalla presse people.