Decisamente dedicato a chi preferisce il sapore del mare

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Decisamente dedicato a chi preferisce il sapore del mare

25 Gennaio 2009

E’ pur vero che nella non lontana Piazza Navona, debitamente allagata, si tenevano vere e proprie naumachie, seguitissime da un pubblico appassionato, che a decoro  della parimenti prossima Piazza di Spagna Pietro Bernini ideò, ai piedi della scalinata, una straordinaria fontana in forma di barca,  oggi sempre contornata di frotte di turisti, e che, nell’ancor più vicina Piazza Barberini, il figlio di Pietro, Gian Lorenzo Bernini,  collocò un’altra fontana, su cui trionfa uno splendido tritone (all’attualità certo il più elegante spartitraffico del mondo ), ma, francamente, superare la porta di questo ristorantino, collocato in una traversa della romana Via Rasella, evocatrice di tragedie belliche, e trovarsi a bordo di un battello, non manca ogni volta di darmi un attimo di divertito stupore.

Il Corsaro, in effetti, più che un locale di ristorazione è nient’altro che un vecchio barcone, tutto legno ed ottoni lucidi, alla cui prora, corrispondente all’ingresso, sono collocati una minuscola ma razionalissima cucina e un piccolo guardaroba (a prova di assorbimento di odori di cibo, nonostante la contiguità con i fornelli). Saliti a bordo si giunge ad un’unica, minuscola sala, nella quale sono collocati una necessariamente ristretta quantità di tavolini, tuttavia sufficientemente distanziati per consentire un accettabile livello di privancy agli avventori. Solo d’estate, un pur ridotto dehor,  prospettante su Via del Boccaccio, consente di accogliere qualche ospite in più.

Alla conduzione della barca concorre attivamente anche la famiglia ( moglie e figlio ) del Comandante, il quale, cortesissimo corsaro gentiluomo, è sulla breccia da molti decenni. In effetti vi è nei migliori ristoranti della capitale ( o, per lo meno, in quelli che chi scrive giudica eccellenti, alla luce della propria assolutamente partigiana filosofia di valutazione, esposta nella prima puntata di questa rubrica ) una generazione di osti ultrasettantenni, gran lavoratori, dalla gagliardìa fisica invidiabile e dall’ aspetto decisamente assai più giovanile. Sarà magari una suggestione, però l’essere titolari e, necessariamente, assidui clienti di ristoranti, sia pure di diverso livello, ma tutti attentissimi alla qualità e alla freschezza delle materie prime impiegate e impegnati a trattarle nel modo più semplice possibile, sembra comportare piacevoli e positive ricadute personali. Ovviamente, l’auspicio della nostra rubrica è che analoghe gradevoli conseguenze si estendano anche ai clienti, a cui questi ristoranti consigliamo. Nel caso del Corsaro ( ma il discorso vale per tutti i locali di cui si è parlato in precedenti occasioni ) sembrerebbe proprio che ciò accada, posto che tra gli habituè più affezionati figurano illustri professionisti, non certo alle prime armi, ex dirigenti della vicina Banca d’Italia, che vi ritornano per molti anni anche dopo aver lasciato Via Nazionale per assumere altri incarichi o per pensionamento, politici della prima repubblica anche non più impegnati nelle vicende della seconda, giornalisti, il cui praticantato è un ricordo che si perde nella notte dei tempi.

Quanto alla tipologia di ristorazione, una nave corsara non può certo offrire arrosti o brasati, ma  buon pesce,  quello di paranza e non già di allevamento. I piatti in menù sono in numero ristretto e dipendono ogni giorno da ciò che resta impigliato tra le reti. Tra gli antipasti  ( sautè di cozze e vongole, insalata di mare, polipo bollito ) una citazione di merito va senz’altro al polipo, sempre servito tiepido, con un filo di olio di grande leggerezza. Tutti i primi, dagli spaghetti alle linguine, hanno riferimento ittico e comprendono anche i più classici risotti marinari, a cominciare da quello al nero di seppia. I secondi piatti, per definizione, dipendono dal pescato disponibile e variano, quindi, da quanto il mare concede tra spigole, orate, triglie e gamberoni. Vi è poi sempre la possibilità, a chi piace,  di far ricorso al pesce spada. La freschezza  della materia prima consente di utilizzare le più semplici cotture, a cominciare dalla – sempre consigliabile – piastra, senza nessuna aggiunta di intingoli nel piatto, neppure di un filo d’olio. Buoni i contorni: cicoria ripassata in padella o all’agro, carciofi, insalata, broccoli o spinaci denotano gran capacità di compiere incursioni predatorie a terra e, lodevolmente,  nessuna propensione a lasciare invecchiare i prodotti nella stiva. Frutta fresca di stagione e ottima macedonia a parte, va doverosamente segnalato come i dolci ed anche i sorbetti siano prodotti in casa (rispettivamente dalla moglie e dal figlio del Comandante ). Le crostate, in particolare, denotano l’importanza e l’insuperabile centralità del matriarcato anche tra la filibusta.

La cantina non offre molto e non vi sono spunti degni di nota. Anche per quanto riguarda i super alcolici nulla, a cominciare dalle grappe, va oltre l’accettabile ordinario, fatta eccezione – incredibilmente – per uno straordinario limoncello. Questo liquore della più schietta tradizione mediterranea, ormai rinvenibile in atroci versioni industriali ( persino in forma di crema ) anche nella più sperduta pizzeria di paese della Penisola,  rappresenta un “micro veleno” alimentare, che qualsiasi avventore non dico saggio, ma solo munito di un briciolo di buon senso autoconservativo , evita con ogni cura di assumere presso qualsivoglia locale di ristorazione. Non così deve accadere dal Corsaro, dove cedendo una volta, per mera cortesia ( e con il proposito mentale di non berlo ), alle insistenze del Comandante, ebbi la ventura, poi sempre rinnovata, di imbattermi in un nettare profumatissimo, dal sapore intenso, a basso contenuto zuccherino, di elevato tenore alcolico, dal colore luminoso e brillante, in cui il giallo carico della scorza dei limoni vira verso il verde, tra mille riflessi. Merito, anche per questo, della moglie del Corsaro, che produce in casa il liquore, secondo una propria ricetta ed utilizzando prevalentemente limoni di produzione diretta.

Venendo agli aspetti monetari, si può dire che per essi, ancora una volta, il Comandante esprime la propria vocazione ad essere un corsaro gentiluomo. Il locale, pertanto, compatibilmente con i costi elevati della materia prima, si colloca in una fascia di prezzo medio bassa

Il Corsaro di Giansante s.s. –  Roma  Via del  Boccaccio, 6 –  Telefono: 06/4817915    –  Chiuso la domenica