Diario ultimo atto. Un commiato e molti grazie
17 Aprile 2008
Avrei preferito chiudere il diario all’inglese, facendo finta di niente. Ma
non me lo concedono. Vogliono assolutamente un commiato. E allora debbo
mettere per iscritto quello che, per pudore, avrei voluto affidare a
uno sguardo d’intesa o a una frase appena accennata. Innanzitutto dei
ringraziamenti.
A Gianni, rude ma buono. E, soprattutto,
discreto. Non sempre risolve i problemi come avresti voluto tu ma
sempre non te lo fa pesare: il massimo che c’è. Gli debbo anche delle
scuse. Quando si poteva, in ogni punto della Toscana nel quale ci si
trovava, preferivo rientrare mentre lui insisteva per pernottare. Non
capivo perché. Poi mi sono venuti in mente i suoi due piccoli Edoardo e
Mariasole che, a quanto pare, di notte invece di dormire fanno il
mundialito. E ho realizzato. Ma era troppo tardi per recuperare.
C’è
chi per lunghi giorni ha esaltato le “due Simone”. Io, nel mio piccolo,
vorrei fare lo stesso con le “due Claudie”. Sono speculari, perfette
nella loro opposizione. Una è la mia assicurazione sulla vita. Senza il
suo ordine, la sua precisione sarei letteralmente perso. In questa
campagna ha gestito le retrovie, coprendo splendidamente la ritirata.
L’altra, di contro, è il casino disorganizzato. Come una giornalista di
razza si concentra solo sulla palla che sta giocando. Ma in quest’arte
è imbattibile. E poi, a partire dalle 10 di mattina, dopo aver esaurito
le due-tre ore di dormiveglia che ogni giorno si concede, sa masticare
lavoro come nessuno: a suo confronto persino Gattuso appare un
dilettante.
Beppe Lanzilotta, per evitare lo stress della
campagna, ha pensato di ammalarsi e così si è saltato una settimanella.
Per il resto è stato encomiabile. E’ sua l’idea della trasferta
parigina. E’ sua l’idea della “colletta” tra gli amici (a proposito,
Beppe, Uccio, Francesco, Giovanni, Roberto, Cristiana D., Giancarlo,
Salvatore, Fabio, Mario, Oscar, grazie ancora!). Soprattutto, Beppe è
disponibile ad accogliere le mie sfuriate con tetragona serenità tutta
meridionale. Credo che vi sia, in questo atteggiamento, una discreta
sicurezza in se stesso e nelle sue abitudini. Ma anche la certezza
dell’affetto che in questi anni ci ha legato.
Due vecchi
amici, che conosco da una vita, anche questa volta hanno fatto la loro
parte garantendo al mio mondo una continuità a prova di campagna
elettorale. Mi riferisco a Roberta e a Giancarlo. Cristiana V., tra le
altre, ha assorbito anche le mie ansie contribuendo a far svolgere
splendidamente a l’Occidentale la sua prima campagna elettorale.
Fin
qui i miei collaboratori abituali. Debbo poi ringraziare “i ragazzi di
Raimondo” per quello che hanno fatto a Pisa e non solo; il partito
d’Arezzo che mi ha praticamente adottato e quello di Siena col quale
abbiamo imparato a conoscerci; Leonardo e i “liberi circolanti” di
Firenze, specializzati nell’arte dello “speriamo che me la cavo”.
Grazie anche a Benedetta Bellini per avermi seguito, assecondato,
cercato d’apprendere con critica disponibilità: una prova di fiducia
insomma.
Resta ancora qualcosa d’inevaso. L’incontro più
importante? Quello con Khaled Fouad Allam. L’iniziativa più
stravagante? In canonica assediato con Ferrara con il quale, come
d’abitudine, si marcia divisi per essere colpiti uniti. La capitale
della campagna elettorale? Senza dubbio Terranuova Bracciolini. Ci sono
passato tre volte; una in più che a Parigi. La sorpresa più bella? La
vicinanza della mia famiglia, e non soltanto di quella ristretta.
Infine,
l’ultima parola è dedicata ai lettori. Questo diario è iniziato per
gioco. Lungo la via qualche volta, non lo nego, è stato anche una
fatica. Mi ha però aiutato a non perdere la disponibilità a stupirsi
per quel che la vita sa proporti. Più di un lettore mi ha scritto che
anche lui, dalla lettura dei commenti quotidiani, ha ricavato un
qualche beneficio. Lo ringrazio perché io, all’inizio, non ne ero
affatto sicuro. Qualcun altro ha addirittura aggiunto che il diario gli
mancherà. Anche a me, lo confesso. E pure questo solo qualche giorno fa
non l’avrei mai detto.