Disoccupazione e giovani. Si torna al 1977, serve più libertà economica
01 Giugno 2013
di redazione
Disoccupazione mai così alta in Italia dal 1977. Lo dice l’Istat. Siamo al 12,8 per cento di disoccupazione nel primo trimestre 2013 (+1,8% rispetto al 2012), 3,8 milioni di persone sono senza lavoro. Il dato peggiore se guardiamo agli under 25, il 42% dei giovani non ha occupazione. Insomma, è record dalla fine degli anni Settanta. Questo significa che il Governo non solo dovrà rispondere subito e con tutta la forza possibile con misure che spronino la crescita e favoriscano il lavoro generale ma bisognerà anche, come ormai ci spiegano tutti, dall’Ocse alla Banca d’Italia, muoversi in un sistema meno iperregolato, con un fisco meno opprimente, e un mondo del lavoro meno costoso. Serve quindi discontinuità, sia da parte delle forze politiche che dalle parti sociali; bisogna sperimentare, dimostrare di avere a cuore meno l’ideologia e più lo sviluppo. "Sappiamo tutti," ha detto il Presidente della Commissione Lavoro, Maurizio Sacconi, "che regole semplici e certe, tasse significativamente ridotte, salari nel bene e nel male dipendenti dalla produttività e quindi liberati da ogni automatismo, fanno più lavoro". Come pure è inutile tergiversare con provvedimenti tampone, forme di detassazione che non incidono davvero sul tessuto economico, piccole correzioni al sistema del lavoro o a quello pensionistico che non migliorano la situazione generale. "Mai come ora," aggiunge Sacconi, "occorre generosità in ciascuno degli attori politici e sociali, ovvero disponibilità a condividere piuttosto che egoisticamente marcare il proprio territorio di rappresentanza. E mai come ora la politica deve riprendere in mano le redini dell’Unione rispetto a burocrazie ottuse in modo da conciliare la disciplina del bilancio comune con la flessibilità di impiego dei fondi europei".