Domande sul futuro

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Domande sul futuro

24 Febbraio 2008

Forse non sarà in assoluto la
domanda, ma certo è una fra le domande più importanti e più ricorrenti che l’uomo
si sia posto in ogni tempo e in ogni circostanza: che cosa posso aspettarmi dal
futuro? che cosa il futuro ha in serbo per me? Anche oggi, questa domanda sta
alla base del nostro rapporto con il domani: il futuro del pianeta, del Paese
in cui si è nati o nel quale si vive, del partito per cui si vota, del singolo.

Il futuro del pianeta è quello più inquietante, dal momento che è anche la base
degli altri, ma non è necessariamente quello sul quale ci si interroga di più:
quanti saremo? basteranno le risorse della Terra per le nostre esigenze sempre
crescenti? riusciremo a lasciare un habitat
vivibile ai nostri eredi? L’interrogativo sul futuro sta alla base anche di
pensieri più delimitati, nazionali o campanilistici, partitici o addirittura
egoistici, tutti di livello sicuramente inferiore rispetto alla preoccupazione
per il pianeta in cui viviamo: è la domanda del capo di stato che si chiede se
il suo paese avrà un futuro di declino o di ascesa, è la domanda della città in
competizione con le altre per maggiori investimenti, è la domanda dei politici
che scommettono sul loro gradimento, è la domanda dell’investitore sulla resa
che i titoli appena acquistati avranno il giorno dopo, è l’azzardo di chi
acquista un bene sperando di rivenderlo a un prezzo maggiore, è il rischio che
una persona qualunque assume su di sé quando compie una scelta oppure quando decide
di non compierne alcuna, quando aspetta che il futuro gli porti la risposta
alle sue domande, ai suoi desideri, ai suoi impegni.

Quello che accadrà di
rimando alle nostre azioni, come conseguenza dei nostri atti: questo è forse il
significato più contingente ma anche più interessante per noi
dell’interrogativo sul corso dell’avvenire. Una sua declinazione riguarda la
possibilità che ci è data (e ad alcuni individui è data in misura maggiore che
agli altri) di inserirci con successo nel corso delle cose: ma, appunto, per
farlo è essenziale sapere come le cose andranno nel prosieguo. Quella che
riguarda il futuro è  la domanda di ogni
uomo politico quando fa una mossa imprevista, quando compie una scelta di
campo, quando interviene in un  problema.
Immaginiamo che in questi giorni Veltroni, Berlusconi, Casini, Mastella, i
radicali, facciano i conti non solo con gli ideali e le ideologie politiche che
incarnano in modo sempre necessariamente imperfetto, ma anche e soprattutto con
l’effetto positivo o negativo che le loro affermazioni pubbliche e i loro
apparentamenti (di programmi per ora si parla solo in modo vago) avranno sugli
elettori. Le ideologie che i vari politici rappresentano e incarnano svolgono
un ruolo in tutto questo, e un ruolo non esattamente secondario o inesistente,
come qualcuno sostiene: solo una impostazione progressista, nel senso americano
del termine, spiega infatti le posizioni di Veltroni, e i politologi hanno
messo bene in rilievo l’itinerario di questa posizione nel corso degli anni in
seno alla sinistra comunista, non-comunista e post-comunista. Così come,
specularmente, solo una mistura di liberalismo, liberismo e personalizzazione
della politica sta dietro le posizioni di Berlusconi. Quanto a noi individui:
sarebbe utile conoscere i risultati delle partite di calcio un giorno prima per
chi fa la schedina del totocalcio, sarebbe bello sapere quale decisione
l’azienda alla quale apparteniamo assumerà a nostro riguardo, così come essere
certi che ciò che scriviamo sarà pubblicato.

Georges Minois prende in esame il problema della nostra curiosità sul
futuro dall’antichità fino ai nostri giorni in
Storia dell’avvenire. Dai profeti alla futurologia
(Bari, Dedalo, 2007). Da
questa ricostruzione dei modi differenti con cui gli uomini hanno cercato di
avere notizie del futuro si scopre che astrologia, predizione, oracoli, sono
stati tanto ricercati e protetti quanto combattuti e condannati. E più spesso
sono stati disciplinati: accettati, ma entro limiti da non superare. Il
pensiero moderno (un Gassendi, un Bayle) critica severamente la pretesa di
conoscere il futuro e ne rintraccia le origini nelle debolezze dell’animo umano.
Oggi probabilmente siamo troppo disincantati sul moderno spirito critico per poter accettare una
impostazione affascinante in astratto ma estremamente rigida come quella: è
vero che chi predice il futuro è spesso un impostore, è vero che è la nostra
insicurezza a spingerci nelle mani dei ciarlatani, ma è pur vero che da qualche
parte deve essere trovato rimedio all’incertezza che circonda la nostra vita,
il nostro lavoro, i nostri affetti, e che la previsione del futuro è solo uno
di questi modi.

Più interessante, forse, sarebbe stato guardare alle forme in cui la
curiosità a proposito del futuro si è incarnata e si incarna: dagli oracoli ai
profeti, dai cartomanti a coloro che interpretano il volo degli uccelli, dalla
lettura dei fondi del caffé alla lettura delle linee della mano. Molte di
queste forme oggi non esistono più, con l’eccezione dell’astrologia:
l’astrologia resta uno strumento (semiserio ma talvolta drammatico) di
accostarsi al proprio destino individuale e ai suoi sviluppi a venire. E’ da
tener presente il passaggio dell’astrologia da scienza (tale è stata
considerata dalla metà del XIV alla metà del XVII secolo) a non-scienza.
Eppure, con questa non-scienza ha a che fare ogni giorno una quantità enorme di
individui. Al posto che un tempo teneva l’astrologia (quando era considerata
scienza) sta oggi la scienza usata in modo distorto: lo scienziato, forte della
sua conoscenza e non disposto a condividerla, spesso non si limita a collegare
eventi separati fra loro e a mostrare le conseguenze di certi comportamenti
odierni nel futuro, ma spaventa, lancia anatemi, prevede sciagure oppure
rinascite. Nel cercare di rispondere alla domanda “che cosa ci riserba il
futuro?”, lo scienziato ha preso il posto della Sibilla e degli aruspici. Non
sarà che la colpa è anche di noi, cittadini comuni, che lo ascoltiamo come se
fosse un oracolo?