Dopo il caso Nigeria Monti comprenda che bisogna rinforzare l’Intelligence

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Dopo il caso Nigeria Monti comprenda che bisogna rinforzare l’Intelligence

14 Marzo 2012

Dopo i tragici eventi nigeriani che hanno portato alla morte dell’ ingegner Franco Lamolinara, mentre crescono i timori per gli altri ostaggi dei terroristi nelle zone più pericolose del globo, entra nel vivo il dibattito sulla necessità d’ un rafforzamento dell’Intelligence, pur in un momento di dura crisi economica. Gaetano Quagliariello ha sottolineato nei giorni scorsi l’opportunità di riassegnare a una personalità quella delega ai servizi segreti gestita fino a poco tempo fa da Gianni Letta. Sembra che il premier Monti, pur consapevole del poco tempo a disposizione per governare l’intricata matassa, dopo essersi consultato con Napolitano, abbia deciso di conservare la competenza diretta sugli "affari delicati" almeno fino a maggio, momento in cui andranno in scadenza i mandati di Gianni De Gennaro, numero uno del Dis, e Giorgio Piccirillo, capo dell’Aisi.

Da qui ad allora, sempre che infine si arrivi davvero a una riforma degli apparati non gattopardesca, il governo e il Quirinale, con la vigilanza del Copasir, faranno leva sulla necessità di un maggior coordinamento tra uffici-formula che di per se stessa non lascia troppo tranquilli-onde evitare il ripetersi di situazioni che possano mettere a repentaglio vite d’ innocenti reclusi e credibilità del Paese.

La tanto criticata-non di rado da sepolcri imbiancati- prassi italica del pagamento di riscatti ( peraltro imitata in via riservata da molti altri Stati ) ha ottenuto negli anni passati l’ esito richiesto della salvezza di uomini e donne, auspicato tanto dalla politica che dai media e dalla pubblica opinione.
Inutile quindi fare oggi la faccia feroce con improbabili rimorsi sulle strategie adottate in passato: tutti sanno che prevalsero realismo e consapevolezza dei mezzi a disposizione, imparagonabili con le dotazioni degli angloamericani o di Israele, per esempio.

Autorevoli osservatori dello spionaggio raccontano che per migliorare le cose "occorrono risorse umane e investimenti cospicui, una linea dirigenziale meno timorosa, strumenti operativi fruibili con rapidità e senza l’incredibile trafila burocratica a cui sono attualmente sottoposti, implementando fortemente la ricerca , soprattutto attraverso la creazione di un "sistema italia" che preveda il coinvolgimento fattivo di tutta la comunità dimorante all’estero (in ispecie per quelle situazioni ove i connazionali impiegati professionalmente in paesi "a rischio" abbiano bisogno di punti di riferimento diretti, elastici, ed attivi in loco); mentre sul territorio domestico sarebbe opportuno che le energie rivolte alla criminalita organizzata (ove sono efficacemente operanti le forze di polizia) venissero reimpiegate nei settori economici a protezione degli asset strategici".

Bisogna quindi guardare avanti e compiere uno sforzo unitario, anche culturale, per comprendere che un’Intelligence forte non è peccato, come per molto tempo hanno predicato improbabili Savonarola, ma interesse concreto di ogni nazione che si rispetti. Nei futuri provvedimenti per lo sviluppo, il premier e il ministro Passera inseriscano con decisione questo tema: tardare ancora porterà danni inestimabili alla sicurezza generale e ad un’economia che va difesa da insidie crescenti.