Dopo la Securitate la Romania continua ad essere il Paese delle spie

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Dopo la Securitate la Romania continua ad essere il Paese delle spie

26 Agosto 2010

E’ di queste settimane  la notizia dell’arresto a Mosca di Gabriel Grecu, sospetto membro dei servizi segreti romeni al lavoro sotto copertura come primo segretario dell’ambasciata del suo Paese in Russia. Il potente Fsb lo ha bloccato in flagranza di reato per "possesso di materiale spionistico che dimostra la sua attività ostile" nei confronti della nazione guidata da Medvedev e Putin (e per tutta risposta i connazionali dell’arrestato, dopo aver denunciato la violazione della convenzione di Vienna,  hanno dichiarato "persona non grata " un diplomatico russo).

Questo fatto di cronaca riaccende la luce, dopo i fasti, si fa per dire, dell’ era Ceausescu, sull’intelligence di Bucarest. Gli 007 rumeni sono anche più numerosi rispetto ai tempi della dittatura (secondo alcune fonti batterebbero come organico tutti gli altri stati europei), giocano un’influenza non trascurabile sulle dinamiche politiche interne, dispongono di fondi cospicui e costituiscono un centro di potere intangibile a dispetto del consolidato passaggio alla democrazia.

I vari uffici, l’SRI (Servizio  delle Informazioni), il SIE (Servizio di Informazioni Estere), l’SPP (Servizio per la Protezione e di Guardia), l’STS ( Servizio delle Telecomunicazioni Speciali), la Direzione generale delle Informazioni dell’Esercito, la Direzione Generale delle Informazioni e Protezione Interna (DGIPI-MAI),  la Direzione per la Prevenzione della Criminalità nell’Ambito Penitenziario si contendono spazi di potere e invasività nella vita dei connazionali, altolocati o meno.

In omaggio all’"efficienza" degli agenti di Romania, e certo pure in base ad altre considerazioni tattiche, la Nato ha scelto d’insediare ad Oradea, in prossimità del confine con l’Ungheria, il centro di spionaggio e controspionaggio dell’Alleanza Nord Atlantica, riempiendo d’ orgoglio i governanti di Bucarest. Le spie occidentali  più callide ed esperte , quelle che videro da vicino efferatezza e abilità dei "colleghi" dell’ancien régime romeno, hanno facile gioco nel sentenziare che anche la crudeltà totalitaria, per saltuaria eterogenesi dei fini, è capace di produrre utili frutti per la sicurezza democratica.