Dopo la strage l’esercito riporta la calma in Nigeria

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Dopo la strage l’esercito riporta la calma in Nigeria

01 Dicembre 2008

La violenza nel Plateau State scoppia di nuovo e scatena rancori mai sopiti fra le diverse comunità religiose. Tutto è iniziato in occasione delle elezioni suppletive a Jos, città di 800mila abitanti, situata al centro della Nigeria e vero crocevia fra il Nord prevalentemente abitato dalla comunità musulmana e il Sud dove sussistono le popolazioni cristiane.

Le voci sulla vittoria del partito di governo (il People’s democratic Party) contro il partito d’opposizione che però aveva governato sino ad ora a Jos (l’All nigerian’s people party) hanno provocato i primi scontri fra le due opposte fazioni con armi da fuoco e machete, un assalto in cui i due gruppi hanno pensato bene di “arruolare” giovani disoccupati, bande di strada e membri di diverse fazioni religiose.

Il bilancio, dopo gli ultimi giorni di vera e propria guerra, è di circa 400 morti accertati (ma il bilancio potrebbe aumentare, dopo la conta della Croce Rossa), i cui corpi sono stati portati nella Moschea Centrale della città. Migliaia di persone si sono rifugiati nelle moschee, nei seminari e nelle parrocchie, ci sono stati 500 arresti e un coprifuoco che prosegue ancora in quattro quartieri e, che con l’arrivo dell’esercito, ha riportato una calma apparente in città. Una fonte anonima rivela che, nei due giorni di pesante guerriglia cittadina, le fazioni musulmane hanno utilizzato sofisticate “AK Guns” e che numerosi siti religiosi sono stati danneggiati.

Non è la prima volta che Jos si trova al centro di queste forti esplosioni di violenza. Lo scorso anno, durante le elezioni presidenziali che premiarono l’attuale presidente Umaru Yar’Adua, ci furono numerose proteste ai seggi per la ripetizione del voto, ma nel 2001 si raggiunse il culmine con più di un migliaio di morti negli scontri fra cristiani e musulmani.

Gli scontri fra le diverse comunità sono stati sempre molto forti nel Plateau, come in gran parte del Nord e più che rispecchiare una natura politica o religiosa, rappresentano perlopiù una continua lotta economica e territoriale. Nel Plateau in particolare, perdura da anni lo scontro fra i cattolici Tarok, agricoltori stanziali, e i nomadi musulmani Fulani, per il controllo delle fertili terre agricole che si trovano nella parte meridionale della regione.

Nel 2004, sempre nel Plateau, si verificarono nuovi scontri che si estesero nelle regioni settentrionali al punto che l’allora presidente Obasanjo fu costretto a decretare lo stato di emergenza ed a sostituire il governatore a Kano dove la protesta provocò lo sfollamento di 30mila persone. La marcata tribalità, ma anche la facilità di corruzione che coinvolge politici locali ha di fatto approfondito queste rivalità interetniche ed ha favorito anche imprenditori senza scrupoli nella tratta di personale e nel commercio di prodotti agricoli e provocato la morte di 10mila persone in quasi nove anni.

Al momento, centinaia di innocenti, cristiani, animisti e musulmani restano chiusi nelle loro case per via del coprifuoco e di piccoli focolai provocatori nella città, ma tutto dovrebbe esaurirsi in poco tempo. I leader religiosi hanno invitato alla calma e il governatore della regione Jonah Jang ha detto che la situazione sta tornando sotto controllo. Nulla è però così scontato neanche in Nigeria, dove la convivenza religiosa regge ma dove l’estremismo islamico ha trovato il modo di associarsi nel gruppo Al Sunna Wal Jamah, costituito da studenti salafiti, già protagonisti degli scontri nel 2004 sia nel nord della Nigeria che a Lagos che sogna uno stato islamico in stile Taliban e promuove la Sharia.