Dopo Times Square, quanto può fidarsi l’America del Pakistan?

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Dopo Times Square, quanto può fidarsi l’America del Pakistan?

11 Maggio 2010

Secondo il Governo statunitense, i mandanti di Faisal Shahzad, il trentenne terrorista americano di origine pakistana autore del fallito attentato dinamitardo di New York del 1 maggio scorso, sarebbero i talebani pakistani appartenenti all’organizzazione  Tehrik-e-Taleban, affiliata di Al Qaida. Nello stesso tempo, il Pakistan intensifica la lotta contro i talebani; una risposta chiara alle richieste di Washington.

La firma del fallito attentato, dunque, è talebana. In un’intervista concessa alla televisione statunitense ABC, il Ministro della Giustizia USA Eric Holder ha affermato che dietro l’attacco a Times Square ci sono gli studenti coranici:  “Abbiamo le prove che l’attentato è stato diretto da lontano. I Talebani sono strettamente coinvolti in questa vicenda. Sono loro ad aver guidato il complotto”.  Holder ha inoltre escluso ogni coinvolgimento da parte delle autorità di Islamabad. Sempre nella giornata di ieri, John Brennan, assistente del Presidente Obama in materia di sicurezza interna e antiterrorismo,  ha riferito ai microfoni della CNN che Shahzad ha trascorso di recente almeno cinque mesi in Pakistan: “In quel periodo  – rivela Brennan – abbiamo scoperto che lavorava con gli uomini di Tehrik-e-Taleban. Crediamo che siano stati loro ad averlo aiutato nell’organizzazione dell’attentato. Probabilmente anche dal punto di vista finanziario”.

Tehrik -e-Taleban (in urdu significa “movimento studentesco del Pakistan”) è l’ala talebana presente in territorio pakistano, affiliata di Al Qaida. Si tratta di un’organizzazione che può contare, secondo alcune stime, su 35.000 unità. Formata nel 2002, a seguito delle prime incursioni anti-talebane dell’esercito pakistano al confine con l’Afghanistan, viene accusata di essere responsabile del leader indiano Benazir Bhutto  nel dicembre 2007. Dall’agosto 2008, il governo ne ha congelato gli asset finanziari e ha posto una taglia sulle figure di alto profilo, tra cui Wali-ur-Rehman, Faqir Mohammed e Hakimullah Mehsud, il leader designato dopo la morte di Baitullah Mehsud dell’agosto 2009.

Dopo il fallito attentato, le pressioni di Washington sull’alleato pakistano affinché intensifichi l’offensiva anti-talebana sono decisamente aumentate. Pochi giorni fa, il Segretario di Stato aveva lanciato un messaggio perentorio: “Abbiamo fatto intendere in modo chiaro se malauguratamente un attentato come questo avesse successo e fossimo in grado di rintracciare responsabilità in Pakistan, le conseguenze sarebbero davvero gravi”. Islamabad sembra aver recepito il messaggio: secondo fonti militari, nelle aree tribali nel nord-ovest del Paese l’esercito avrebbe lanciato un’offensiva pesante, procurando la morte di almeno 37 guerriglieri talebani e 7 soldati.  A Washington si augurano non sia l’ennesimo fuoco di paglia.