Dopo un secolo di buio il Foro Romano torna a risplendere nella notte
06 Gennaio 2011
di Carlo Zasio
Per tutto il Novecento, il secolo dell’elettricità, il Foro Romano è sempre stato avvolto nell’oscurità notturna, un buco nero nel centro della Capitale che, quasi se ne vergognasse, celava il cuore pulsante del proprio grande passato ridotto ormai a un cumulo di rovine.
Ammiravamo estasiati l’Acropoli stagliarsi avvolta di luce nella notte di Atene, incapaci di pensare che altrettanto si potesse fare a Roma. Quasi una damnatio memoriae nei confronti della storia di una civiltà che nella vicenda repubblicana ha pagato fin troppo la glorificazione propagandistica di cui fu oggetto nel ventennio fascista.
Nel gelo di una notte capitolina particolarmente rigida di fine dicembre, questo sortilegio si è rotto. I fasci di luce di 40 proiettori dotati di ottica di precisione hanno illuminato il Tempio di vespasiano, il Tempio di Saturno, il Portico degli Dei Consenti, l’Arco di Settimio Severo, la Colonna di Foca, il Tempio dei Castori e il Tempio di Atonino e Faustina. Dal tramonto fino alle due di notte, grazie a un impianto realizzato con lampade ad alto rendimento che emanano un tono bianco naturale con un’altissima resa dei colori per esaltare i marmi e le strutture murarie, i romani e i turisti potranno godere d’ora in poi di uno spettacolo emozionante.
Costi di realizzazione contenuti – circa centomila euro – e spesa limitata per il funzionamento resa possibile dalle innovazioni illuminotecniche utilizzate – poco più di 5 Kw/ora, quanto un’abitazione di medie dimensioni – fanno sì che questa sia una tappa particolarmente agevole del difficile percorso di recupero dell’area archeologica di Roma intrapreso dal Commissario Straordinario Roberto Cecchi. A inizio gennaio, dopo la riapertura degli ipogei e del terzo anello del Colosseo, della Vigna Barberini e della passeggiata sulle Arcate Severiane al Palatino, del Tempio di Venere e Roma, dei nuovi scavi alla Villa dei Quintili e del Planetario alle Terme di Diocleziano – inaugurato dal Ministro Bondi lo scorso 16 dicembre con una mostra dedicata allo scultore Pietro Cascella – questo percorso proseguirà con l’apertura della Casa delle Vestali.
È il frutto di un impegno concreto per la tutela del patrimonio culturale nazionale che ben si concilia con le esigenze di valorizzazione dei nostri beni, un esempio da prendere a modello di piena collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Sullo sfondo, l’obiettivo di rendere nuovamente accessibili gioielli purtroppo non più visibili, come la Domus Aurea. Le premesse, finora, lasciano ben sperare.