Dossetti e Gemelli

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Dossetti e Gemelli

23 Febbraio 2007

di Vera Capperucci e Daniele Federici

Il 15 dicembre 1996 moriva a Monteveglio Giuseppe Dossetti. Politico, uomo di cultura, sacerdote, padre costituente, dotato di quella particolare sensibilità che se per molti rappresenterebbe un elemento di distinzione, nel suo caso ha finito per pesare negativamente sull’immagine da consegnare alla storia. In quel tira e molla che ormai è diventata la coperta della sua eredità , troppo corta per essere contesa tra i nostalgici di un’esperienza mai vissuta e i custodi di una verità interpretativa che semplifica i tratti di una vita complessa e ricca, si inseriscono una serie di iniziative che, prendendo le mosse proprio dalla celebrazione del decennale della sua scomparsa, hanno tentato di reinterpretare la figura del sacerdote emiliano alleggerendola di quei pesi e di quei condizionamenti ideologici che continuano a soffocare il pensiero e l’azione di Dossetti all’interno di una serie di luoghi comuni storicamente discutibili.

 

In questa direzione una particolare attenzione merita il colloquio organizzato dall’11 al 13 dicembre a Bologna dalla Fondazione per le Scienze religiose, Giovanni XXIII. Tre giornate di studi e approfondimenti dedicati a Dossetti, la fede e la storia che hanno visto la partecipazione di alte autorità dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha pronunciato l’intervento di apertura dei lavori, del sindaco della città , Cofferati, delle autorità ecclesiastiche, tra cui l’Arcivescovo di Bologna card. Caffarra e di esponenti del mondo culturale ed intellettuale. Quattro i temi principali affrontati nel corso delle sette sezioni di lezione: l’amore per la città , l’impegno di ricerca, la forma vitae e la conciliarità della Chiesa. Un percorso difficile quello tentato a Bologna, finalizzato, coma ha ricordato Alberto Melloni, uno degli organizzatori del convegno, e storico della Chiesa,  «a realizzare un grande lavoro di serietà storica attorno ad una delle figure più importanti dell’Italia repubblicana». Un’«operazione verità » dunque che prova a creare le premesse per sottrarre Dossetti a quella lettura strumentale che il mondo politico tende oggi a dare della sua vicenda personale e pubblica. Basti pensare a come il suo impegno costituente, in occasione del referendum del maggio 2006 per la modifica della Costituzione, sia stato utilizzato dalle forze politiche opposte, o come continui ad essere interpretato il suo contributo alla preparazione, allo svolgimento e agli effettivi esiti dei lavori conciliari.

La figura di Dossetti, alla luce di quanto è emerso anche nel corso delle giornate bolognesi, va ripensata in base a categorie interpretative più libere, in una dimensione più storica. Solo così diventa comprensibile il significato della sua battaglia, in età ormai avanzata, per la difesa della costituzione contro lo smantellamento dell’art. 138, contro un federalismo astratto e un presidenzialismo «vano e bugiardo». Una battaglia combattuta contro Berlusconi, ma anche contro Meccanico e D’Alema. Solo così diventa comprensibile il Dossetti della svolta conciliare: la sua preparazione teorica, lo studio, la convinzione che il Concilio fosse prima di tutto un’occasione «dello Spirito» per porre fine a quella chiusura verso la modernità che aveva reso la Chiesa impreparata a fronteggiare i cambiamenti sociali in atto.

Per la rilettura storica della vita di Giuseppe Dossetti, auspicata a Bologna, sembra utile ripensare ed approfondire il  suo rapporto con l’azione e il pensiero di padre Gemelli, con cui Dossetti venne in contatto per la prima volta nel 1934. Si è sempre sottolineata la distanza che separava i due uomini e le prospettive diverse che li animavano. Lontananza che si esplicitò con l’abbandono da parte di Dossetti dell’Istituto secolare della Regalità di Cristo fondato dal francescano. Senza dubbio i due appartenevano a due differenti generazioni e hanno presentato analisi molto diverse della situazione sociale. La preoccupazione principale di Agostino Gemelli era il superamento della modernità attraverso la ricostruzione della christianitas medievale; non a caso il primo numero della rivista Vita e pensiero riportava come titolo la parola «medioevalismo». Quella christianitas che invece per Giuseppe Dossetti era ormai tramontata per sempre e non poteva più essere riguadagnata.
Ma fra i due vi è anche una vicinanza. Il fondo dell’anima dei due uomini di chiesa è caratterizzato dal prevalere delle problematiche culturali, sociali e politiche. La preoccupazione e l’interesse per la trasformazione della società è in entrambi l’aspetto decisivo e sorgivo del loro pensiero. La passione riformatrice in Dossetti investe la vita stessa della chiesa; in questo quadro si colloca il suo impegno al Concilio, la sua interpretazione storica dell’evento conciliare e l’impegno per una sua piena ricezione. Il suo abbandono della vita politica nel 1952 non è un semplice “lasciare il campo”, ma è finalizzato alla formazione culturale delle coscienze, fase necessaria per la realizzazione del suo progetto sociale.
Gemelli era rivolto al passato nel formulare un’ipotesi di società alternativa rispetto alla modernità ; la città dell’uomo di Dossetti invece si fonda sulla mediazione culturale e sui valori comuni riconosciuti dagli uomini in una prospettiva di decisa distinzione fra natura e sopra-natura, fede e vita sociale, che nasce da una estremizzazione dei contenuti di Umanesimo integrale di Maritain. Anche la nuova età della chiesa da lui auspicata trova come sua base e momento sintetico la radicale distinzione fra fede e cultura. Ma la distinzione rischia di capovolgersi in una nuova forma di “integralismo”.
In lui come in Gemelli l’ansia di superare la modernità genera la dimenticanza degli aspetti contingenti della vita politica e la ricerca di forme ideali di organizzazione sociale ed economica. Da qui sorge la comune ricerca di una via intermedia fra capitalismo e marxismo, e l’origine ultima della vicinanza di Gemelli, almeno in alcuni anni, alla proposta politica fascista, e dello scontro che oppose Dossetti e De Gasperi . L’ “utopismo” del primo, teso al superamento dello stato liberale,  mal si adattava al realismo politico del secondo. Così all’interno di una lettura storica  del cattolicesimo politico in Italia, che non si limiti nelle sue interpretazioni alle categorie di conservatorismo e progressismo, è forse  possibile recuperare, accanto alle differenze, anche una linea comune fra questi due protagonisti della storia civile italiana, che influirono profondamente sul mondo culturale cattolico nel nostro paese.