Dpef: solo una manovra elettorale del governo

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Dpef: solo una manovra elettorale del governo

01 Luglio 2007

Questa volta ha proprio ragione il Presidente Prodi: questo è realmente il Documento della svolta! Basta riflettere su quello che è solo apparentemente un dettaglio: la puntualità. Negli ultimi anni il Documento di programmazione economico finanziaria non è mai stato presentato entro la scadenza di legge, il 30 giugno. Negli anni scorsi la difficoltà di chiudere un accordo politico complesso che avrebbe condizionato in modo decisivo la successiva politica finanziaria del Governo, aveva determinato ritardi, in alcuni casi anche molto consistenti. Si pensi il DPEF per il 2005 fu approvato dal Governo addirittura a fine luglio. Questa volta no! Nonostante il tavolo permanente sullo scalone previdenziale ancora in corso, i tormenti sugli studi di settore, le richieste chiare e forti della Margherita sull’ICI e di Rifondazione comunista sul risarcimento sociale, il Governo c’è l’ha fatta, ha trovato la quadra entro il termine di legge.

A leggere attentamente il DPEF si ha però l’impressione che la puntualità più che una scelta sia stata per il Governo una necessità. Ulteriori supplementi di istruttoria avrebbero ulteriormente complicato il raggiungimento di un accordo nella maggioranza. Né c’è da scommettere sull’esito del tavolo previdenziale, con la CGIL terrorizzata dal rischio di essere scavalcata a sinistra da Rifondazione (alla disperata ricerca di un rilancio del proprio ruolo antagonista), qualora accettasse l’ipotesi di accordo sugli scalini. E adesso ci si è messo pure Veltroni che ha sprezzantemente contestato l’opportunità di un abbassamento dell’età pensionabile (subito seguito da Dalema che, pure, nei mesi scorsi aveva taciuto). Uno stato di necessità dunque che ha condotto ad un Documento di programmazione che in realtà non programma alcunché, che dissimula la realtà dei fatti e che tace sulle questioni decisive.

Ma andiamo per ordine. Il DPEF non programma ma al massimo “sprogramma”. Quello di quest’anno è infatti il primo caso di DPEF che non solo non programma alcun percorso di risanamento della finanza pubblica ma che addirittura programma un peggioramento dei nostri conti. L’unico caso che si ricordi in cui il valore dell’indebitamento tendenziale (quello che si registrerebbe nel 2007 in assenza di interventi correttivi, pari al 2,1% del PIL) è migliore di quello dell’indebitamento programmatico, a seguito degli interventi correttivi (pari al 2,5% del PIL). Siamo così tanto abituati a manovre di correzione dei saldi che ci troviamo a disagio di fronte a manovre di mera spesa. Ma si badi, la nostra non è solo una preoccupazione edipica. Il fatto è che il nostro Paese non può ancora permettersi il lusso di abbandonare anche verbalmente il rigore finanziario. Ce lo impone il nostro livello di debito pubblico, la particolare rigidità della nostra spesa pubblica. Ce lo chiede del resto Bruxelles, con cui abbiamo concordato un percorso di rientro che porti entro il 2011 all’abbattimento del debito al di sotto del 100% del PIL e all’azzeramento dell’indebitamento netto.

Il Ministro dell’economia aveva sempre ribadito che solo 2,5 miliardi del “tesoretto” sarebbero stati utilizzati per nuovi interventi di spesa, il resto sarebbe andato ad abbattere il deficit. Ebbene già a giugno programma interventi per 6,5 miliardi ed alza il livello di indebitamento. Ma Padoa Schioppa potrà cedere su tutto, ma mai sulla parola data: lui è un uomo d’onore! E’ così accetta un netto peggioramento dei conti pubblici per il 2008, ma tiene fermo l’obiettivo di medio periodo del pareggio del bilancio nel 2011 (anzi, lo ritocca in meglio: non semplice pareggio ma un avanzo di bilancio dello 0,1%). Probabilmente perché è convinto (il che potrebbe essere comunque un buona notizia) che non sarà lui a gestire l’impervio percorso di rientro negli anni 2009 – 2011. Siamo cioè in presenza di una chiara manovra finanziaria pre – elettorale, fatta già al secondo anno di legislatura!

Secondo punto. Il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’economia hanno sottolineato con grande enfasi come l’anno prossimo non ci sarà bisogno di nessuna manovra di finanza pubblica. Dopo la finanziaria lacrime e sangue di quest’anno, finalmente un po’ di tregua. In realtà andando a leggere il documento nei dettagli si scopre che comunque già oggi sappiamo con certezza che la prossima legge finanziaria dovrà recuperare circa 24 miliardi di euro solo per fare fronte ad impegni già presi (ad es. le ulteriori risorse per il contratto dei pubblici dipendenti 2006-2007 negoziata a maggio), o ad impegni che andranno comunque presi (ad es. il nuovo contratto del pubblico impiego 2008-2010). E c’è da scommettere che tale cifra è destinata a crescere fino a settembre, per diventare un fiume in piena durante la sessione di bilancio. In sintesi, il livello di indebitamento per il 2008 peggiora decisamente, ma comunque dovremo sopportare una pesante manovra finanziaria (forse addirittura nell’ordine dei 30 miliardi di euro)!

La situazione peggiorerà senz’altro – ed è questo l’ultimo punto – ove si consideri poi che il documento tace del tutto su una questione decisiva: il tema delle pensioni, con particolare riferimento all’abolizione dello scalone ed alla revisione dei coefficienti. Abbiamo vanamente cercato nelle tabelle o nelle considerazioni del documento un qualche riferimento a tale aspetto decisivo per gli equilibri del bilancio pubblico. Ma nulla, non c’è nulla. Delle due l’una: o il Governo ha deciso di interrompere la trattativa, confermando il mantenimento in vigore della riforma Maroni e l’applicazione della legge Dini sui coefficienti. Ma in tal caso sarebbe forse opportuno informare sindacati e lavoratori. O ha deciso di arrivare comunque ad un accordo. Ed allora sarebbe forse il caso di informare il Parlamento, esplicitando le conseguenze finanziarie delle diverse ipotesi.

Ma il Governo ha preferito presentare puntualmente il DPEF anche se alcune delle variabili decisive per capire lo stato e le prospettive dei conti pubblici sono ancora sub iudice. Rimane il dubbio se non fosse preferibile per il Paese e per il Parlamento, attendere qualche giorno in più, ma poter leggere un DPEF vero e completo!