Draghi ha parlato in maniera soft di un’Italia che soffre
31 Maggio 2007
Ha cercato una maniera soft per parlare di un’Italia che soffre, il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Via Nazionale è bloccata dalla mattina. Il numero uno di Palazzo Koch leggerà la sua relazione alle 10,30 e l’incontro è di quelli che contano. Banchieri del calibro di Giovanni Bazoli e Alessandro Profumo (giusto per citare due protagonisti delle recenti fusioni bancarie, Intesa Sanpaolo e Unicredit-Capitalia), imprenditori capaci di tenere in piedi un impero come Fedele Confalonieri, sindacalisti di lungo corso come Luigi Angeletti, politici di entrambi gli schieramenti e generali in alta uniforme. All’Assemblea annuale della Banca d’Italia non manca nessuno. C’è chi fa a gara per raccogliere quanti più flash possibili e chi cerca inutilmente di passare defilato tra la folla, consapevole che al termine dell’Assemblea, una battuta gli tocca farla comunque.
A leggere tra le righe delle Considerazioni finali del governatore, gli affondi al Governo non sono mancati: più investimenti, meno tasse, meno spesa corrente e meno debito pubblico – “abbiamo smesso di accumulare debito ma non abbiamo iniziato a ridurlo” – senza aggravare ancora il carico fiscale, come invece è nei programmi del Governo, il cui livello “è il più alto della media europea ed è prossimo ai massimi degli ultimi decenni”. E se Prodi, appena ieri dalle colonne del quotidiano La Repubblica vantava di aver fatto “una bella operazione chirurgica”, pronto arriva il richiamo: “Sarebbe sbagliato concludere che la crisi di produttività e competitività degli anni scorsi sia ormai dietro le nostre spalle. Il divario nella dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto si è ampliato”. Come dire, mai abbassare la guardia.
Una delle critiche più dure arriva sul fronte della previdenza. Sì all’innalzamento dell’età pensionabile e sì ai coefficienti di trasformazione. Affermazioni che colpiscono al cuore la maggioranza e vanno a inserirsi nello scontro che vede schierati da una parte Padoa Schioppa e dall’altra la sinistra radicale. Per Draghi «un riequilibrio duraturo richiede un intervento sul sistema previdenziale», che vada nella direzione di un «innalzamento dell’età pensionabile», anche per «mantenere un livello adeguato nei trattamenti». Inoltre, secondo Bankitalia, si devono applicare alla lettera i coefficienti di trasformazioni previsti e «l’impianto del regime introdotto nel 1995», ovvero dalla riforma Dini.
Ancora: attenzione alle famiglie, i cui consumi sono troppo bassi da troppo tempo. La ricetta? «Dobbiamo porre mano con maggior determinazione alle debolezze strutturali della nostra economia – afferma il governatore – Il consumo delle famiglie, eroso dalle rendite, frenato dall’incertezza sull’esito di riforme che toccano in profondità la loro vita, deve riprendere slancio». Ma qualcosa di veramente positivo (oltre alla seppur timida ripresa del Paese e al palese miglioramento dei conti dovuto all’aumento delle entrate fiscali) c’è e riguarda la riduzione della disoccupazione, che il numero uno di Palazzo Koch definisce “l’unico, importante aspetto che vede l’Italia in linea con la tabella di marcia prevista dall’agenda di Lisbona”. Difficile non mettere in relazione il dato con le politiche del lavoro del governo Berlusconi.
Particolare attenzione, meritano poi i capitoli relativi alla scuola e alla giustizia. Partiamo dal primo: sull’istruzione, spiega Draghi, pesa il ritardo nello sviluppo di un sistema di valutazione delle scuole che possono essere cambiate muovendo dalla constatazione dei circoli viziosi che le penalizzano e disincentivano gli insegnanti. “I problemi nascono qui non da una carenza di risorse per studente”. I soldi da impiegare quindi ci sono (addirittura definisce il livello il più elevato in Europa), mancano invece idee e politiche di sviluppo. Idem per la giustizia: i tempi lunghi, secondo Draghi, non dipendono certo da una carenza di risorse ma “da difetti nell’organizzazione e nel sistema degli incentivi”. E seppur promuove le liberalizzazioni, avverte: “Nel settore energetico la liberalizzazione è stata esitante” tanto che il prezzo dell’energia elettrica in Italia è tra i più alti d’Europa. Sul fronte bancario, i richiami riguardano invece il tema dei conflitti di interesse «sempre presente nella terra degli intrecci azionari» e quello di mostrare immediati benefici ad «azionisti, famiglie e imprese» dopo le aggregazioni.