Due attentati in Ossezia, colpita una base russa. Tbilisi respinge le accuse

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Due attentati in Ossezia, colpita una base russa. Tbilisi respinge le accuse

04 Ottobre 2008

Cresce l’instabilità nell’Ossezia del sud dopo il riconoscimento della sua indipendenza da parte di Mosca. Nel pomeriggio di venerdì un automobile, di marca russa e carica di esplosivo, è saltata in aria vicino al quartier generale del contingente dei “peace-keepers” russi a Tskhinvali, la capitale della repubblica separatista. Il veicolo esploso era stato precedentemente confiscato in un villaggio etnicamente georgiano perché a bordo era state rinvenute delle armi.

Il presidente ossetino, Eduard Kokoity, ha addossato ai servizi segreti georgiani la responsabilità delle sette vittime, tra cui il capo del contingente russo, e dei sette feriti. Mosca non ha voluto fare nomi, ma ha condannato la strage come un atto di terrorismo per impedire la completa attuazione del piano Sarkozy. Da parte sua il ministero degli Interni della Georgia ha categoricamente respinto qualunque accusa.

Il giorno stesso dell’attentato, nelle prime ore del mattino si era verificato un altro episodio allarmante. Il capo del distretto di Leningorsk, in Ossezia del Sud, mentre trasportava in automobile aiuti umanitari verso Tskhinvali è miracolosamente scampato all’esplosione di una bomba piazzata sul bordo della carreggiata, nei pressi di un villaggio georgiano. Il governo separatista considera anche quest’attentato come la prova che i georgiani stanno ricorrendo ad azioni terroristiche per contrastare l’indipendenza dell’Ossezia meridionale.

Il distretto di Leningorsk è una zona nevralgica perché si trova al confine amministrativo con la Georgia, laddove Tbilisi mantiene una presenza militare che i separatisti intendono controbilanciare, premendo su Mosca per aumentare i suoi “peace-keepers” e i posti di osservazione.

Ma è proprio il ruolo degli osservatori a scatenare polemiche. Lo scorso 1 ottobre è iniziata la missione dei trecento osservatori inviati da ventidue membri dell’Unione Europea per monitorare sia la Georgia che le aree di confine con Abkhazia ed Ossezia del Sud. Il loro effettivo dispiegamento è stato ostacolato dalla presenza dei “peace-keepers” e dei soldati russi (questi ultimi secondo il piano Sarkozy dovrebbero evacuare la Georgia entro il 10 ottobre). Già Al primo giorno di missione, gli osservatori si sono visti impedire l’accesso al villaggio georgiano di Karaleti, a quattro chilometri dal confine con l’Ossezia. Dopo trattative con i capi militari, gli europei sono stati lasciati entrare, ma senza giornalisti.

Ostacolare la missione dell’Ue è una tattica per posticipare il ritiro dei soldati russi. La Georgia ha salutato l’arrivo di una presenza europea come il momento cruciale per il suo avvicinamento all’UE. Ma la Russia non allenta la sua morsa e la tensione inizia a fomentare i primi episodi di terrorismo.