Due miliardi da ripulire: Fastweb e Sparkle finiscono nei guai
24 Febbraio 2010
Fastweb, il “first-mover” della banda larga, è finito ingarbugliato nelle maglie di quella che è stata definita la più colossale tra le frodi italiane, ma che appare anche come la più assurda. E ora, oltre dieci anni di storia rischiano di frantumarsi nel turbine dell’inchiesta su un maxiriciclaggio per circa due miliardi di euro con molti aspetti ancora oscuri. Complessivamente la megatruffa, ordita da società vuote che vendevano servizi telefonici inesistenti con la “compiacenza” – questa l’accusa – delle due società di tlc, ha procurato allo Stato un danno di 365 milioni di euro.
Intanto, anche Piazza Affari presenta il conto. Dopo la raffica di arresti e la richiesta di commissariamento da parte della Procura di Roma, in apertura di seduta i titoli Fastweb in cedono il 6,64% a 14,05 euro (ieri Fastweb dopo scivoloni superiori al 10% accusati nell’ultima parte della seduta ha perso, in chiusura, il 7,56% a 15,05) mentre la controllata di Telecom Italia, Sparkle, anch’essa coinvolta nell’inchiesta, lascia sul terreno il 1,57% a 1,06 euro (ieri ha chiuso in calo del 2,87% a 1,083 euro).
Una vera bufera giudiziaria, quella ha travolto le due società di telecomunicazioni che nella maxitruffa di carattere internazionale – ha toccato l’Europa con passaggi a Singapore, Dubai e in vari paradisi fiscali -hanno detto di essere parte lesa e di non aver più nulla a che fare con i manager implicati nella vicenda. Ieri il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia, che è all’estero per lavoro, ha fatto sapere tramite i suoi legali di essere pronto all’interrogatorio e di essere estraneo a qualunque reato. “Ma come è possibile – ha reagito l’ad Stefano Parisi – si sta parlando di importi pari all’1 percento dei ricavi di Fastweb e vogliono mettere a rischio il futuro di una società quotata, con 35oo dipendenti che diventano 8mila con l’indotto, oltre a danneggiare il nostro rapporto con 1,6 milioni di clienti?”. E ancora, riporta Il Sole24ore,: “Essere colpiti da una sanzione cautelare significa uccidere l’impresa”
I fatti. Cinquantadue le ordinanze di custodia cautelare in carcere, e quattro agli arresti domiciliari, con l’accusa di associazione per delinquere. Ricercato Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb ed ex amministratore delegato della società; indagato anche l’attuale amministratore delegato Stefano Parisi; implicati altri funzionari di vertice delle due società di tlc nei confronti delle quali la magistratura sta preparando un sequestro – per crediti da Iva illecitamente rimborsata – pari a 340 milioni di euro. E poi: indagato Riccardo Ruggiero, presidente del Cda di Telecom Sparkle all’epoca dei fatti, arrestato l’ ex amministratore delegato Stefano Mazzitelli (ma il gip chiama in causa anche i vertici di Telecom Italia per la “solare evidenza delle loro responsabilità”).
Nell’indagine, che ruota attorno a un sodalizio criminale diretto dall’imprenditore romano Gennaro Mokbel – con trascorsi, sembra, vicini all’estrema destra eversiva e amicizie nella banda della Magliana – è emerso il coinvolgimento della ‘ndrangheta per brogli elettorali a vantaggio del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl), eletto nel 2008 dagli italiani all’estero. Per l’ arresto del senatore, avvocato e stretto collaboratore di Mokbel, serve il permesso dalla Giunta per le elezioni che lo aveva già negato nel settembre 2008, per precedenti irregolarità riscontrate nella sua elezione. E’ però di stamani un flash d’agenzia nel quale il senatore afferma di "non avere mai avuto contatti con mafia e camorra".
Per l’ intreccio di operazioni fraudolente, commesse tra il 2003 e il 2006, è stato arrestato anche Luca Berriola, un maggiore della Guardia di Finanza che voleva far rientrare capitali del ‘gruppo’ Mokbel utilizzando false fatture dell’imprenditore campano Vito Tommasino. Tra gli arrestati, anche nomi di primo piano della vita politica e giudiziaria romana: tra questi l’ avvocato Paolo Colosimo, già coinvolto nelle indagini sul crac dell’ imprenditore Danilo Coppola, e il broker Marco Toseroni, che avrebbe svolto molte operazioni fittizie di compravendita di servizi di interconnessione telefonica con società di comodo all’ estero per “ripulire e reinvestire centinaia di migliaia di euro”.
E intanto, a Milano sono già scattati i primi sequestri nei confronti di Fastweb per oltre 38,5 milioni di euro.
“Si è trattato di una strage della legalità – ha commentato il procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso che ha partecipato alla conferenza stampa degli inquirenti – in una commistione di tanti campi: la criminalità organizzata, la politica, gli affari e l’economia”.