Due suggerimenti alle banche perché ritrovino appeal

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Due suggerimenti alle banche perché ritrovino appeal

20 Ottobre 2008

La politica è intervenuta in tutti i principali paesi industriali per stendere a favore del sistema bancario una rete protettiva, i cui costi in ultima analisi ricadranno sui contribuenti  nel loro complesso. L’intervento sembra avere scongiurato il rischio di una implosione del comparto finanziario con ricadute gravissime per il sistema economico nel suo complesso.

Ora però è giunto il momento che anche le banche facciano la loro parte per concorrere alla ripresa. E’ nel loro stesso interesse di non  essere percepite in questa fase come beneficiarie di sostegni pubblici senza offrire nulla in cambio.  Non si tratta di imporre loro oneri, balzelli o nuovi obblighi di stampo dirigista, bensì di invitarle a considerare quanto di loro spontanea iniziativa possono fare, tramite meccanismi di autoregolamentazione,  per migliorare la loro efficienza e accrescere il grado di concorrenzialità del sistema.

Due suggerimenti possiamo offrire loro, riprendendo – tra l’atro  – quanto già evidenziato dal Governatore Draghi.

Primo, accrescere la portabilità dei conti correnti bancari. Nel maggio del 2006 il Governatore Draghi nelle Considerazioni Finali  sottolineava che “I costi applicati dalle banche per la chiusura dei conti hanno particolare rilievo perché possono limitare la mobilità della clientela ostacolando la concorrenza” e continuava  evidenziando che  nel  Regno Unito e in Francia, codici di autoregolamentazione definiscono anche standard per assicurare l’effettiva trasferibilità, in tempi certi, del rapporto e dei servizi ad esso associati. In questo momento in cui i risparmiatori italiani si sentono più o meno soddisfatti per il trattamento riservato loro dagli istituti di credito, gestori e custodi dei  loro risparmi, sarebbe un segnale di grande responsabilità se il sistema bancario fosse in grado di innovarsi consentendo la piena portabilità a costo zero dei rapporti bancari.

La seconda proposta riguarda la separazione tra attività bancaria e attività di gestione del risparmio. Ancora nelle Considerazioni Finali del  2007 il Governatore Draghi,  sottolineava  con apprensione che il risparmio gestito manteneva un “ conflitto di interessi insito nell’intreccio azionario con banche e assicurazioni”. Sostanzialmente infatti il fatto che la gestione del risparmio, che essenzialmente consiste nell’aiutare il risparmiatore ad allocare i propri investimenti  tra i diversi strumenti offerti sul mercato,  venga svolta  da banche e assicurazioni, che sono i principali produttori degli strumenti finanziari venduti ai risparmiatori, determina di per sé un contrasto di interessi tra un soggetto forte la (banca/gestore) e un soggetto debole (il risparmiatore che chiede lumi) che inevitabilmente tenderà a risolversi a danno di quest’ultimo. Ecco perché giustamente Draghi auspicava “ netta separazione societaria, finanche nella proprietà,” tra banche e gestori a tutto beneficio degli azionisti delle banche e dei clienti dei fondi.

Infine un terzo suggerimento agli azionisti di riferimento delle grandi banche.  Appena è passata la bufera e messo al sicuro le aziende – ripeto, con l’ausilio della rete di protezione pubblica –  forse sarebbe opportuno considerare l’avvicendamento dei manager da voi selezionati , che negli scorsi anni avrebbero dovuto assicurare la sana e prudente gestione delle aziende loro affidate  e  le avviavano invece a una folle rincorsa di  alti rendimenti  – e per converso alti rischi –  incassando favolosi  Bonus.