Durban 2, l’Italia non negozia con chi vuole distruggere Israele

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Durban 2, l’Italia non negozia con chi vuole distruggere Israele

13 Marzo 2009

La decisione di Franco Frattini di abbandonare i lavori della conferenza Onu detta Durban 2 ha un pregio fondamentale (e spiace che un amico di Israele come Piero Fassino stenti a coglierla). Questa conferenza infatti conferma un dato di fatto di cui le diplomazie stentano a prendere atto: la scomparsa di Israele è oggi considerata un programma praticabile da un platea incredibilmente vasta di paesi.

Non la lotta, anche dura, per imporre a Israele la nascita dello Stato di Palestina, ma proprio la scomparsa dalla faccia della terra dello Stato ebraico è oggi, di nuovo, all’ordine del giorno.

Non solo i 54 stati dell’Organizzazione del Consiglio islamico, non solo l’Iran e Hezbollah e Hamas, ma anche molti dei 153 paesi  Non Allineati, in testa il Venezuela di Chavez a la Cuba di Castro (ma anche la Bolivia e tanti altri) considerano praticabile la fine dello Stato di Israele. Peggio ancora: l’irresponsabile aiuto tecnico-industriale della Russia di Putin alla costruzione dell’atomica iraniana e le scelte e alleanze della Cina in Sudan e in Africa, stanno lì a dimostrare che queste due potenze non considerano affatto un tabù questa prospettiva.

Naturalmente non pensano a un nuovo Olocausto – questo è sogno solo dei più esaltati – ma semplicemente alla chiusura dello "spiacevole episodio" che per un miracolo della storia si è verificato nel 1947. Per di più, proprio questa è la piattaforma attuale del "moderato" Abu Mazen che continua a stare arroccato alla richiesta del ritorno di 4-5 milioni di profughi palestinesi che, appunto, segnerebbe la fine delle caratteristiche di Stato degli ebrei di Israele (che Abu Mazen peraltro rifiuta ancora oggi come definizione)  e ne farebbe uno Stato binazionale con gli ebrei in minoranza nel giro di due o tre anni. Questo è il lucido disegno strategico che sta dietro Durban 2, così come a tutta l’azione diplomatica che l’Iran di Ahmadinejad è riuscito –va riconosciuto, con notevole abilità diplomatica- a sviluppare negli ultimi due anni.

Quel che è peggio è che sia Gordon Brown, che Nicolas Sarkozy (che pure è un fedele e sincero amico di Israele ebraica), non percepiscono neanche alla lontana questa tendenza, questo pericolo, il rafforzarsi di questa prospettiva e si nascondono dietro triti riti diplomatici – trattano sull’antisemitismo e addirittura patteggiano sul riconoscimento dell’impossibilità di criticare l’Islam, unica religione al mondo che non andrebbe sottoposta a  critica – senza vedere l’incendio che avanza. Questa realtà, la volontà di cancellare lo stato ebraico, è purtroppo oggi operante e con sempre più seguito nel mondo. Ne va preso atto. Da qui bisogna partire per ispirare la politica estera del mondo civile.