E’ bufera su Alitalia, ma con i “big” l’Ue ha chiuso un occhio

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E’ bufera su Alitalia, ma con i “big” l’Ue ha chiuso un occhio

28 Aprile 2008

Davanti alle dichiarazioni del commissario
uscente UE (francese) ai Trasporti sulla liceità del prestito ponte da 300
milioni di euro, c’è davvero di che stupirsi.

L’accusa all’orizzonte è infatti quella
di aiuti di stato incompatibili con l’ordinamento comunitario. Ha ragione da
vendere il Francesco Forte quando dalle colonne di Libero Mercato ci ricorda i prestiti di favore concessi da Francia
e Germania a Airbus, e ancora lontani dal rimborso.

E come la mettiamo con i salvataggi di
stato delle banche tedesche? Non si tratta forse di aiuti di Stato?

Il tenace Mattia Sinigaglia, sempre da Libero Mercato, si è sgolato per intere
settimane a spiegare che quando di mezzo ci sono i pesi massimi della UE –
Inghilterra, Germania, Francia – la Commissione diventa un docile agnellino.

Stavolta sarà il caso di non farsi
mettere i piedi in testa. Faremmo la figura dei figli d’un dio minore.

Fin qui l’Ue. Ma di recente a finire sotto i riflettori è stato nuovamente Silvio Berlusconi.  Nei giorni scorsi, a breve di stanza di
tempo, il Cav. ha avuto modo di intervenire sul ruolo dei sindacati
nella storia recente di Alitalia per ben due volte.

La prima volta, ha ricordato che i
sindacati hanno sostanzialmente fallito nel loro tentativo di negoziare con Air
France le clausole dell’offerta francese. La seconda volta, invece, ha riconosciuto
che i sindacati hanno fatto né più né meno il loro lavoro di sempre.

E’ venuto giù un finimondo. Nella stragrande maggioranza dei casi, i
commenti sottolineano la sostanziale inconciliabilità delle due prese di
posizione del Cav. nel senso che delle due l’una: o i
sindacati hanno messo in fuga Air France, oppure non hanno fatto nulla di
diverso dal solito.

Chi scrive crede invece che l’una cosa
non escluda l’altra. E’ perfettamente plausibile, cioè, che le
richieste dei nostri sindacati siano state considerate come “irricevibili” da
Spinetta.

Ed è altrettanto verosimile che lo stile
della premiata ditta sia in linea con quanto accaduto in passato.

D’altronde, è cosa nota che da almeno un
ventennio i sindacalisti di casa nostra siano stati viziati
dall’accondiscendenza dei loro interlocutori, specie se di matrice politica.

E, dunque, non può stupire più di tanto
se un manager scafato come Spinetta li ha mandati, con tutti i riguardi del
caso, a stendere. Ma in realtà la chiave di volta dell’intera vicenda Alitalia, finora è un’altra.

Non i sindacati con le loro richieste, ma
la mossa di Berlusconi. Il quale, palesando l’intenzione di mettere mano ad una
cordata per Alitalia, ha fatto capire a Air France che l’esclusiva pattuita in
camera caritatis con il governo Prodi era da dimenticare.

Così facendo, ha rimesso in pista l’unica
opzione realmente “di mercato”: una procedura trasparente, con tanto di due diligence e data room, e un pool di
offerenti consci del valore che ancora si può estrarre dalla malconcia
Alitalia.

Cioé gli slot preferenziali della
compagnia di bandiera, le prospettive lusinghiere di un aeroporto “maledetto”
come Malpensa alle porte dell’Expo 2015, e quelle altrettanto piccanti di
integrazioni transatlantiche.