E’ disgelo tra Tremonti e maggioranza: si cerca l’intesa sulle tasse
05 Novembre 2009
Il segnale di disgelo tra Governo e maggioranza sul fronte della politica economica, resa rovente dalla polemica sull’Irap, è arrivato dopo il vertice mattutino di ieri a Palazzo Madama, dove la legge Finanziaria era all’esame dell’Aula. Sul tavolo, i temi più caldi del momento: dal sempre più possibile (anche se “mini”) taglio dell’Irap al nodo-Sud passando per sicurezza, casa e Università. E poco prima della ripresa della seduta parlamentare, la pace appena siglata è stata simbolicamente “benedetta” con un cappuccino alla buvette del Senato tra il ministro Tremonti e alcuni senatori di Pdl e Lega che – insieme con presidenti delle Commissioni Bilancio e Finanze e i rappresentanti della maggioranza – avevano preso parte alla riunione. Un segnale distensivo, quasi a suggellare il nuovo “clima collaborativo” tra Governo e maggioranza dopo gli scontri dei giorni scorsi sul campo minato dell’Irap.
Il lavoro di queste ultime settimane ruota tutto attorno alla ricerca di politiche fiscali giuste e soprattutto compatibili con gli equilibri di bilancio pubblico e con gli obiettivi di rilancio della produzione e dei consumi. La parola d’ordine infatti non è più solo “rigore” e neppure solo “cautela” ma diventa "rigore con il rilancio", come ha detto Tremonti nel corso dell’incontro serale a Palazzo Grazioli (ufficio di presidenza del Pdl). Uno slogan, quello coniato dal ministro, in linea con le dichiarazioni del suo vice Giuseppe Vegas che, un’ora prima, in sede di replica del Governo sulla Finanziaria in Aula al Senato, non aveva perso occasione per evidenziare come un sostanzioso taglio delle tasse nel breve periodo non sia fattibile. Precisando però come questo non significa che "se esistono storture non possano essere corrette: per esempio, se vengono tassate delle perdite, si può nell’ambito delle disponibilità rivedere la tassazione soprattutto riguardo i soggetti più deboli come le piccole imprese”. Il riferimento all’Irap, balzello che colpisce anche le perdite, definito in questo senso dallo stesso Vegas “una stortura”, è evidente. Se non altro perché l’intervento di cui si è parlato questa mattina all’incontro tra la maggioranza e il ministro dell’Economia riguarda proprio lo scomputo delle perdite dalla base imponibile dell’Irap. L’ipotesi di mediazione, insomma, c’è. Ma con ogni probabilità se ne parlerà alla Camera.
Dal vertice mattutino di Palazzo Madama sono venute fuori alcune indicazioni importanti: la Finanziaria sarà modificata già durante l’esame nell’aula del Senato. "Alcune cose si potranno fare anche in questo ramo del Parlamento", ha detto Gaetano Quagliariello, vice presidente del gruppo Pdl in Senato."Non c’è niente di chiuso", ha confermato il presidente della commissione Finanze, Mario Baldassarri. Nel complesso, i capitoli oggetto di confronto con il governo sono, oltre al taglio dell’Irap, l’introduzione della cedolare secca sugli affitti, i fondi per la sicurezza, l’Università e un primo intervento a favore del Mezzogiorno. Alcune misure saranno quindi introdotte in prima lettura al Senato, altre saranno rinviate alla Camera, quando sarà più chiaro il quadro delle entrate fiscali per poter individuare le relative coperture. E a rientrare sicuramente tra queste, saranno le più costose, come Irap e cedolare sugli affitti. La decisione sarà comunque presa martedì in un nuovo vertice con il Tesoro, prima dell’inizio delle votazioni sugli emendamenti.
Sulle misure c’è quindi ancora spazio per la discussione ma la giornata di ieri ha certamente segnato la disponibilità del “rigorista” Tremonti a vagliare tutte le ipotesi in campo. Pur restando fermo il principio (universalmente riconosciuto) secondo cui con questo bilancio pubblico e con una crisi economica (forse) alle spalle, il Governo non possa permettersi di disperdere risorse ma debba puntare a una politica economica per il Paese che faccia da volano per l’economia. In questo senso, molto dipenderà anche dallo scudo fiscale, nonostante questa sia una misura una tantum e non una semper. E secondo fonti presenti all’incontro, Tremonti avrebbe parlato dei primi buoni risultati e di un gettito atteso a fine operazione di 3-4 miliardi di euro. Sempre secondo indiscrezioni, con le risorse derivanti da scudo fiscale ed evasione il dicastero di via XX Settembre risponderà anche alle esigenze (richieste) dei vari ministri. Con il D.L. 1° luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, il Governo ha infatti previsto che il denaro e i beni trasferiti da cittadini italiani in altri Paesi possano essere “regolarizzati” attraverso la loro dichiarazione, l’affidamento in deposito o custodia a un intermediario e il pagamento di un 5% del loro ammontare (questo nel caso in cui la Nazione non sia annoverata nella black-list dei cosiddetti “paradisi fiscali” mentre se i depositi riguardano i Paesi "non collaborativi" come la Svizzera, il Liechtenstein, il Lussemburgo, San Marino – così definiti perché lo Stato Italiano non ha stretto con essi rapporti di scambio di informazioni – i capitali dovranno materialmente “rientrare” in Italia, sempre previo versamento della percentuale).
Secondo fonti della maggioranza è molto probabile che al Senato si profili un intervento, sotto forma di emendamento alla Finanziaria, per irrobustire la dotazione a disposizione del comparto sicurezza. C’è anche un certo pressing della maggioranza sul governo per introdurre aiuti fiscali per gli affitti, sia per i proprietari di casa che per gli inquilini. Se l’introduzione della cedolare secca al 20% risulterebbe una misura costosa, la via, fanno notare fonti di maggioranza, potrebbe essere quella di un’introduzione soft della stessa, o cominciando dai contratti ‘agevolati’, ovvero quelli calmierati, con una copertura finanziaria di circa 200 milioni di euro, o partendo da un’aliquota del 23% che solo con il tempo sarebbe portata al 20%. Altro tema aperto è il Sud e in questo caso l’ipotesi sarebbe quella di inserire in Finanziaria la norma del disegno di legge sulla Banca del Sud che prevede un’aliquota agevolata del 5% per impieghi nel Mezzogiorno.
Come dire, il cantiere della Finanziaria resta aperto.