E dopo sei anni di prigionia Íngrid Betancourt è libera
03 Luglio 2008
È stato grazie alla faccia di Che Guevara. Vestiti da guerriglieri e con in testa un basco con la classica icona del Che, un numero ancora non precisato di uomini delle forze speciali colombiane si sono presentati a César: il comandante delle Farc che custodiva Íngrid Betancourt. E non solo la ex-candidata alla presidenza verde prigioniera da sei anni e quattro mesi e nove giorni, ma anche i tre “contractors” statunitensi Thomas Howes, Keith Stansell e Marc Gonsalves, sequestrati nel 2003. E undici soldati colombiani, anch’essi prigionieri della guerriglia.
“Bisogna portare tutti da Alfonso Cano”, il nuovo leader delle Farc dopo la morte di Tirofijo, hanno spiegato. E César ci ha creduto. Invece, una volta a bordo dell’elicottero civile gli uomini col basco dalla foto del Che si sono rivelati: “siamo l’esercito nazionale, voi siete liberi!”, hanno detto ai quindici ostaggi. Mentre César e un suo compagno la libertà l’hanno invece persa. L’ennesimo scacco matto alle Farc, in questo che è stato per loro un autentico annus horribilis, con le morti di Raúl Reyes, Iván Ríos e Tirofijo, e la resa di Karina. E infatti “Operación Jaque” si è chiamato l’operativo. Operazione Scacco.
Da poche ore il Parlamento Italiano aveva chiesto la liberazione di Íngrid Betancourt, dopo che la sua immagine era stata issata sul Monte Bianco. E da poche ore una delegazione franco-svizzera mandata a tentare una soluzione negoziata diceva di aver preso contatto con le Farc, per la prima volta dopo la morte di Reyes. Ma la soluzione non è venuta per la pressione politica o le trattative, bensì per la forza militare, combinata a un’intelligenza che ha permesso di non sparare un colpo. Allo stesso modo in cui in Italia non fu la trattativa ma la combinazione tra forza e intelligence a porre termine alla guerra con le Brigate Rosse. La stessa Íngrid lo ha riconosciuto.
“È stata una operazione perfetta. Ringrazio il Presidente Uribe. Abbiate fiducia nell’Esercito: sarà l’Esercito a dare alla Colombia la pace”. Fra gli innumerevoli messaggi di felicitazione che sono subito arrivati ha spiccato per la sua assenza quello del venezuelano Chávez, che proprio cercando per mesi di far liberare la Betancourt attraverso una sua mediazione aveva cercato di costruirsi uno spot colossale. Invece lo spot se lo è fatto il candidato repubblicano alla Presidenza Usa McCain, che si trovava in Colombia, e che potrà tornare assieme ai tre contractors. Il presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez è passato direttamente dal colloquio con lui all’accoglienza agli ostaggi liberati. Una presenza forse non del tutto casuale.