E finalmente arrivò la riforma liberale

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

E finalmente arrivò la riforma liberale

06 Maggio 2011

Il decreto sullo sviluppo è un testo di ampio respiro liberale. Si basa, infatti, su tre principi che sono il cardine della dottrina  dell’economia di mercato, da quando è iniziata la contro rivoluzione anti-dirigista del presidente americano Ronald Reagan con la sua teoria della cosidetta supply side economy, ossia dell’economia basata sulla incentivazione dell’offerta : privatizzazioni, liberalizzazioni , deregolamentazioni.

C’è , nel decreto sviluppista , anche un antipasto del quarto principio aureo  reaganiano , quello della riduzione delle imposte per stimolare l’offerta , concetto ben diverso da quello della riduzione tributaria per far crescere la domanda di consumi , che agisce tramite il deficit di bilancio. Le politiche di incentivo all’offerta invece hanno efficacia anche se sono coperte da riduzioni di spese o da recupero di evasione o da altre misure tributarie. L’elenco di interventi del decreto sullo sviluppo è folto.

Mi soffermo sulle cose  più rilevanti . E comincio dal capitolo delle privatizzazioni. Rientra, alla grande, in esso la norma del decreto che consente la cessione ai privati mediante contratti di enfiteusi , di durata di novanta anni delle aree demaniali prospicienti a siti balneari, allo scopo di investimenti turistici . Quando, come attualmente, queste aree sono concesse in affitto, con locazioni che possono non essere rinnovate, le imprese turistiche non sono incentivate a compiere su di esse cospicui investimenti , perché non hanno la certezza della  continuità di tali iniziative , né le banche possono avvalersi di questi investimenti  come garanzia , perché essi non sono nella piena disponibilità di coloro  che li hanno effettuati . Ben diversa è la situazione nel caso di enfiteusi, contratto di durata secolare che attribuisce una quasi proprietà.

Quando Tremonti vari anni fa propose questa privatizzazione, la sinistra allora  ecologista e dirigista, lo attaccò con asprezza. Ora la sinistra a suona la fanfara liberista , accusa il  ministro dell’economia di non amare l’economia di mercato e critica Berlusconi perché avrebbe perso la carica liberale con cui entrò in politica. Staremo a vedere cosa potrà dire contro questa privatizzazione , che permette al governo di riscuotere buone rendite per beni  demaniali marittimi, lacuali e fluviali non sempre bene utilizzati , ai privati di fare investimenti  razionali redditizi , nel rispetto delle regole paesistiche con procedure semplificate e all’economia italiana di giovarsi dello sviluppo turistico che crea occupazione e crescita del prodotto nazionale , utilizzando il nostro “ oro verde ”, cioè le bellezze naturali,i  beni culturali  le  traduzioni enogastronomiche e di made in Italy . 

Apro il secondo capitolo, quello delle liberalizzazioni . Qui fa spicco la legge sulla casa bis: che si compone di due parti. La riapertura dei termini per permettere alle Regioni di legiferare su aumenti di cubature del 20% per usi abitatiti e del 10% per usi commerciali, di immobili esistenti o di rifacimenti . E una legge statale che  che entra in funzione automaticamente, per autorizzare tali liberalizzazioni, qualora entro il nuovo termine le Regioni non abbiano provveduto . Per queste opere è prevista la regola del silenzio assenso. E sempre nelle liberalizzazioni c’è un più ampio raggio di azione per la Scia, la segnalazione al Comune dell’inizio deill’attività dei cantieri, per quelle opere , riguardanti gli edifici , che possono essere fatte senza preventiva autorizzazione. La lista delle deregolamentazioni è molto vasta. Il Ministro Brunetta stima che esse riducano i costi delle imprese di circa lo 0,8 punti di Pil .

Ed ecco l’antipasto fiscale. Che riguarda nuovi crediti di imposta per l’assunzione di lavoratori svantaggiati nel Mezzogiorno di Italia e per le spese di ricerca . Le nuove assunzioni generano un nuovo  gettito, anche con le aliquote vengono ridotte. Quindi per questa politica di stimolo dell’offerta non ci sono problemi di copertura . Ed è da  supporre che una parte di questi nuovi assunti  siano addetti  dell’economia sommersa che vengono regolarizzati., con beneficio generale . C’è anche un nuovo credito di imposta per le spese di ricerca . 

Non si tratta di grandi cifre , perché le risorse a disposizione  non sono molte. Ma la ricerca può generare , con costi modesti, grandi risultati. Prendiamo queste riduzioni fiscali mirate come auspicio di una politica fiscale dell’offerta di stampo neo reaganiano.

(Tratto da Il Giornale)