E’ finita l’era delle Regioni rosse e della buona amministrazione della sinistra

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E’ finita l’era delle Regioni rosse e della buona amministrazione della sinistra

09 Giugno 2009

E’ saltato per aria il cuore del blocco sociale della sinistra: questa è la vera novità del voto di domenica scorsa. La somma delle notizia locali tende in queste ore a nascondere il senso complessivo di quanto è successo nelle urne, ma se si dà uno sguardo d’insieme e si sommano la sconfitta di Piacenza, col sorpasso del Pd in Umbria e Marche, con il ballottaggio a cui è costretto Delbono in una Bologna in cui pure il centro destra non si è risparmiato uno strafalcione, con Firenze in bilico e con l’impietoso consuntivo complessivo delle province (quasi tutte perse o in bilico per il Pd, nessuna conquistata, un pugno mantenute) il quadro è chiaro.

Non è più vero che per il Pd prioritaria è la  “questione settentrionale” (quella meridionale è ormai strapersa), per la drammatica ragione che è finito anche il mito della “buona amministrazione” e che dal 7 giugno 2009 non si può più parlare di “regioni rosse”, come patrimonio politico intangibile per la sinistra. Ogni città del centro Italia è diventata oggi “contendibile”, non vige più il monopolio, è finita la cinquantennale “posizione di rendita”. Tutto questo sarebbe già un disastro per la sinistra italiana, se non fosse accompagnato da un disastro ancora maggiore: la palese e assoluta perdita di lucidità. Come nota saggiamente un preoccupatissimo Paolo Franchi su Corriere di oggi, il Pd non solo non ha nessuna proposta, nessuna analisi, nessun programma e tantomeno nessun “sogno” da proporre alla sua propria base elettorale (e ancor meno agli italiani), ma – e questo ha del pazzesco – non cerca neanche lontanamente di ovviare a queste mancanze.

In questo sconfortante quadro, accade così che prenda dimensioni patologiche il vizietto che da Occhetto in poi ha ottenebrato le menti della dirigenza progressista: credere alla propria propaganda. Come è noto in politica – questo è il suo bello – si può dire e sostenere tutto e il contrario di tutto, si può prescindere dalla realtà per fare le campagne elettorali, si può dipingere l’avversario come un diavolo, si può dire e stradire. Con un vincolo – ferreo – non credere alle falsità che si dicono. Invece, Franceschini e la dirigenza del Pd solo di questo vivono. Profittano della stupida subalternità culturale del mondo dei media italiani (e quindi, a ricaduta, di quelli esteri) e sostengono che hanno vinto perché hanno perso 7 punti percentuali. Ovviamente possono farlo, a patto però poi di mettersi a piangere e di strapparsi i capelli non appena nessuno li vede. Ma non è così: siccome hanno “intortato il pupo” dei media lunedì scorso, sono ora convinti sul serio di avere vinto, non si pongono nessun problema strutturale, continuano come se niente fosse a tessere i loro complotti e le loro tresche abituali.

In sintesi: hanno perso ogni residuo rapporto con la realtà. E questo è un disastro, per loro, ma anche per il paese.