E’ finito il tempo dei pontieri e delle colombe. Noi vogliamo le elezioni!
17 Novembre 2010
di Milton
La situazione è chiara. Drammaticamente chiara. E’ in atto un attacco senza precedenti, violento, concentrico, ultimativo verso il Presidente del Consiglio, un attacco alla democratica scelta degli elettori, ripetutamente confermata negli ultimi due anni. Due anni di colpi violenti, legittimati dalla bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, atto tendenzialmente ed evidentemente eversivo per il quale nessuno, anche sul colle più alto di Roma, si è stracciato le vesti.
Anni nei quali le magistrature di mezz’Italia, una dopo l’altra, in sincronia perfetta, hanno schizzato fango sul Presidente del Consiglio e il suo inner circle, santificando assassini di bambini e trattando le puttane come oracoli (ovviamente, per essere chiari, preferisco colui che le tratta per quello che sono, cioè puttane), fino ad accusare perfino il più grande contribuente d’Italia di evasione fiscale(!?).
Poi qualcuno ha ordinato il colpo finale: con sempre maggior frequenza il Corriere della Sera (che fortunatamente di endorsement non ne ha mai azzeccato uno) ha cominciato, da un lato a fare il verso a Repubblica e ai peggior settimanali di gossip, dall’altro a dare mandato ai suoi editorialisti “indipendenti” di attaccare il governo e il Presidente del Consiglio.
Contemporaneamente, come in ogni battaglia finale che si rispetti, sono comparsi i traditori, i pugnalatori, viscidi e frustrati, coloro che Berlusconi sdoganò dalle fogne, dove la sinistra, la stessa di ora, li voleva riporre. Oggi sono diventati gli opliti dell’antiberlusconismo, mandati in prima linea dalla sinistra e dai poteri che vogliono Berlusconi morto (dicono solo politicamente), compagni di merende dei magistrati, vezzeggiati dai giornali e venerati dalle TV.
Già la televisione, dove i rappresentanti del PdL sono da settimane sbeffeggiati ed irrisi da conduttori ormai padroni del servizio pubblico e da scribacchini a pagamento. La TV, dove fioccano le orazioni civili (sic!) antiberlusconiane di modesti pennivendoli con la scorta, novelli oracoli tra i soliti clown e buffoni da Oscar.
Tutto all’interno di una commistione istituzionale perversa e senza precedenti.
Non c’è più alcun dubbio (mai avuti!), si è deciso di far fare a Berlusconi la fine di Craxi, morto in esilio, al quale furono perfino rifiutate le cure. I mandanti sono gli stessi, ma in questo caso si sbagliano di grosso: Berlusconi non si arrenderà così facilmente, nonostante le colombe e i pontieri, ci sono gli elettori a vigilare.
E per questo che, approvata la legge di stabilità, non resta che tornare alle urne dove ciascuno si dovrà prendere le proprie responsabilità. Se ciò non venisse concesso, non resta che pretenderlo, imporlo, farlo chiedere dalla piazza fin dove sarà necessario. Se poi questo si vuole chiamare guerra civile…