E’ il clan Haqqani il punto dolente delle relazioni tra Usa e Pakistan

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

E’ il clan Haqqani il punto dolente delle relazioni tra Usa e Pakistan

22 Aprile 2011

È un giuramento che va avanti ormai da anni, un brutto vizio. Radici profonde legano i servizi segreti pakistani (ISI) ai mujahidin. Fin dai tempi della guerra fredda, dai primi anni ’80, quando Mosca è sola contro tutti in Afghanistan. Gli Stati Uniti recitano il ruolo degli alleati infedeli dell’islam, ma nessuno sembra tirare in ballo la fede. Sono altri tempi. Il jihad allora combatteva il comunismo. Poi cambia tutto, o quasi.

Il sostegno pakistano agli insorti deve finire: è quanto in sostanza afferma oggi l’ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, in visita ad Islamabad in questi giorni. È  la prima volta, dall’inizio della guerra, che un americano va davanti alle telecamere usando toni così duri ed espliciti contro  il Pakistan. Mullen critica l’ambiguità delle forze di sicurezza nella lotta al terrorismo. L’ufficiale ha incontrato il generale Ashfaq Parvez Kayani, l’uomo che da molti viene considerato come il vero responsabile dei legami con il network Haccani (il gruppo più vicino ad al-Qaeda). Quelle dichiarazioni sono rivolte a lui.

Da troppo tempo Washington ha taciuto sulla questione e le reazioni sembrano, almeno in un primo momento, quelle sperate. Il capo dell’esercito pakistano respinge ogni critica e rilancia: “Le operazioni in corso sono la prova della nostra determinazione nello sconfiggere il terrorismo e lo faremo”. Mentre si muove la diplomazia dei due Paesi (è stata già fissata una visita del ministro degli esteri Bashir negli States), il terreno di scontro si sposta su temi contingenti.

Il primo riguarda il Nord Waziristan. Regione tribale del Pakistan, centro operativo del network degli Haccani. È da qui che partono gli attacchi contro le forze americane. Mullen contesta sostanzialmente l’irresolutezza dell’esercito pakistano nel contrastare la presenza di insorti in una zona così delicata. L’Isi nega ovviamente l’aiuto agli Haccani e si difende, sostenendo di non essere in grado di lanciare un’offensiva credibile perché i propri uomini sono impegnati a combattere il terrorismo in altre parti del Paese. Il secondo concerne l’uso dei droni da parte americana. Il confine tra Afghanistan e Pakistan è stato descritto da molti come il cuore del terrorismo mondiale. Pertanto dovrebbe essere il centro della battaglia: per l’Ammiraglio la sospensione degli attacchi, richiesta da Islamabad, è fuori discussione. Ma la partita non è finita.

I contatti tra servizi pakistani e network degli Haccani si sarebbero rafforzati dopo i ripetuti tentativi di dialogo promossi da Karzai. Il motivo è uno solo: la pacificazione dell’Afghanistan spaventa. Soprattutto se le forze occidentali dovessero rimanere stabili a Kabul. In effetti, un accordo tra il governo afghano e le forze talebane moderate vedrebbe fortemente ridotta l’influenza pakistana. Fortunatamente per Kayani e i suoi (il presidente Zardari, molto probabilmente è all’oscuro del rapporto tra l’Inter-Services Intelligence e gli Haccani) le forze occidentali non resteranno in Afghanistan a lungo. Quindi c’è spazio per trattare e, per i motivi appena citati, in Pakistan hanno tutti gli interessi a stringere una sana collaborazione con l’esecutivo di Karzai, abbandonando la via dell’integralismo.

Nonostante le difficoltà, Washington e Islamabad sanno benissimo di non poter fare a meno uno dell’altra. Il Pakistan conta su miliardi di dollari in aiuti militari e civili statunitensi. Gli USA hanno bisogno del Pakistan per almeno due motivi: il grosso delle forze pakistane è impegnato nella lotta al terrorismo. L’esercito americano utilizza il Pakistan come unica via di transito per l’Afghanistan.