E’ il modo a rendere inaccettabile la nomina di Melandri al Maxxi
21 Ottobre 2012
di Carlo Zasio
Giovanna Melandri non è certo il primo ex ministro e parlamentare che giunge alla guida di un’importante istituzione pubblica nazionale. Paolo Baratta, ministro delle partecipazioni statali prima e del commercio estero poi nei governi Amato, Ciampi e Dini, è oggi al terzo mandato come Presidente della Biennale di Venezia. Giuliano Amato, già deputato, senatore, presidente del consiglio e più volte ministro, presiede l’Enciclopedia Treccani. Franco Bassanini, ministro della funzione pubblica nei governi Prodi, D’Alema e Amato e a lungo parlamentare e membro del direttivo del partito socialista prima e del partito dei democratici di sinistra poi, è oggi alla presidenza della cassa depositi e prestiti.
Nessuno di questi, però, è stato tanto contestato nel momento della nomina quanto l’onorevole Melandri. Anzi, da più parti è stato riconosciuto lo spirito di servizio con cui queste personalità adempiono ai delicati compiti istituzionali ai quali sono stati chiamati nell’accettare simili incarichi. Cosa spinge invece oggi gli esponenti di molti partiti – Udc, Pdl, Sel e Idv – alcuni persino antichi compagni di militanza di Melandri come Nichi Vendola o Giulia Rodano, e i principali editorialisti dei maggiori quotidiani nazionali a contestare così duramente la nomina alla guida del Maxxi decisa dal Ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi?
Senza dubbio l’atmosfera mefitica e velenosa di questa fine legislatura, la peggiore che si ricordi per il clima di incertezza e mancanza di proposta politica alternativa, contribuisce non poco. Così come contribuisce la dura lotta all’interno del Pd, dove si sta assistendo a un cambio della guardia che, come ha giustamente ricordato Luca Telese riferendo dei modi con cui Occhetto e D’Alema congedarono Alessandro Natta per poi scontrarsi duramente nel decennio successivo per la guida del partito, è sempre cruento.
Ma probabilmente il fattore determinante è lo scarto immediato dalla politica alle istituzioni, il non aver nemmeno presentato le proprie dimissioni da parlamentare prima di essere designata, il sospetto di una scialuppa di salvataggio che ha spinto alcuni a ipotizzare sguaiatamente per altri esponenti politici la sovrintendenza della Scala, in un parallelo iperbolico che non tiene conto del percorso personale e culturale che fa di Melandri un ottimo candidato per il Maxxi ma, sfortunatamente per lei e per chi l’ha scelta, proposto in un momento e con modi del tutto sbagliati.