E’ Mastella la malattia politica della sinistra italiana
10 Ottobre 2007
Il ritardo della sinistra italiana sulla socialdemocrazia europea è esattamente di 50 anni, lo spazio eterno che separa politicamente il 1958 da oggi, e lo si misura in queste ore per tutta l’estensione del corpaccione politico di Clemente Mastella. Non è più di moda citare Bad Godesberg, ed è un peccato, perché in quella ridente località termale vicina a Bonn, Willy Brandt e Hubert Wehner (seguiti da un Helmuth Schmidt ancora in secondo piano) compirono un’operazione che ha garantito alla Spd 50 anni di partecipazione piena alla lotta per il governo della Germania. Il senso di quella scelta fu semplice: la socialdemocrazia occupava da quel momento il centro dello scacchiere sociale, politico e culturale. In Italia, una sinistra marxista e cattolica priva di cultura politica, non ha mai compreso il senso di quella semplice e coraggiosa operazione e l’ha sempre frainteso, descrivendolo solo come una abiura definitiva del marxismo. Naturalmente vi fu anche questo, ma nel momento stesso in cui Brandt e Wenher scrivevano che “la socialdemocrazia affonda le sue radici nella tradizione cristiana e nell’umanesimo”, facevano qualcosa di più che avere il coraggio che i laicissimi costituenti europei non hanno avuto nel 2004, negando le radici cristiane dell’Europa. Si rivolgevano direttamente al centro della società e della cultura tedesca, gli offrivano un programma di governo e costruivano il ponte tra questi e la tradizione sindacale e cooperativa della sinistra tedesca non comunista. Operazione semplice e fruttuosa, come si è visto da allora in poi.
In Italia, invece, dopo avere condannato come diabolica Bad Godesberg per 31 anni (sì, esattamente per 31 anni), svegliatisi dal torpore dell’intelletto solo per il fragore della caduta del Muro, la sinistra comunista –e i “cattolici democratici”- impegnati ferocemente nella missione storica di uccidere il socialdemocratico europeo Bettino Craxi, hanno fatto tutt’altro. Invece di occupare direttamente, in prima persona, il centro sociale, politico ed elettorale, hanno cercato alleanze. Lo schema marxiano, la sterilità culturale, la lentezza burocratica, il peso degli apparati hanno prodotto così una eterna, sfilacciata, rovinosa riproposizione della risposta del comunismo italiano a Bad Godesberg: il Compromesso Storico.
Ecco allora l’alleanza del Pds, poi Ds, con i “cespugli” della quercia, ecco l’Ulivo, ecco il continuo, strenuo, inutile impegnarsi in architetture di coalizione, ecco Romano Prodi.
Una follia nominalistica.
La Socialdemocrazia italiana è stata uccisa con Craxi e i suoi assassini e i complici dei suoi assassini non sono neanche riusciti a godere i frutti di quell’omicidio per pura e semplice stupidità politica. Perché invece di occupare direttamente il Centro, si sono alleati con le manifestazioni partitiche del Centro prodotte non dalla realtà, ma dalle bizze di una legge elettorale, il Mattarellum, che contemporaneamente essi partorivano, per conquistarsi il potere.
Silvio Berlusconi, che non sa neanche in che continente sia Bad Godesberg, probabilmente, li ha distrutti nel 1993 e poi nel 2001 occupando lui, direttamente, con la sua fisicità, con la sua leadership, quel Centro che loro continuavano a delegare ora a Dini, ora a Mastella, ora a Di Pietro, ora a Fisichella, ora a Follini ( e con questi ultimi il gioco si è rivelato per quel che è, perché il loro patrimonio elettorale, la loro rappresentanza sociale si riduce a due persone, loro due, forse neanche le loro mogli).
In questo gioco, Mastella -che è un politico di razza e che ci sta straordinariamente simpatico – ha sguazzato come un pesce nell’acqua, ricavandone il massimo dividendo politico. Nel 1998 ha reso possibile il Ribaltone, poi ha passato i suoi 5 anni di attraversata del deserto (fortificandosi però in Campania e nella sua base sociale) e ora presidia il Senato con i suoi strategici senatori.
Solo che Mastella -che non è né un ex comunista, né un ex “cattolico democratico”, ma un solido ex Dc – sa bene che il suo referente sociale ed elettorale non può sopportare più un governo che non gli dà nulla e che paga dividendi solo alla sinistra estrema (e alla Fiat, al solito).
Per questo Mastella rappresenta oggi somaticamente, fisicamente, il monumento alla crisi di progetto della sinistra nostrana: l’assenza patologica del senso del Centro. Quella sorta di labirintite che porta spesso i leader dell’Ulivo a finire sotto il tavolo, privi come sono del principale punto cardinale della politica.
Solo Veltroni, in zona Cesarini, dà segno di avere intuito il senso della questione (Rutelli l’ha capito da due anni, ma non ha né le forze, né gli attributi per trarne le conseguenze) e si prepara anche a una sconfitta elettorale, pur di potersi presentare al paese come voce del Centro, lui, in prima persona, agganciato alla sinistra riformista e avversario della sinistra radicale.
A 50 anni da Bad Godesberg questo è il quadro desolante della dottrina politica della sinistra italiana, con il di più che il Veltroni finalmente centrista, è il Veltroni di prima delle primarie, e c’è quindi da scommettere che dopo le primarie, gli verrà la solita malattia tatticista di sempre e si rimetterà a costruire la solita architettura demenziale di coalizione in cui il centro verrà rappresentato chissà da chi.
Magari da Follini.