E se non si trattasse di suicidio?
01 Luglio 2011
La pizzeria era piena al punto giusto: abbastanza piena da non farti sentire solo e abbastanza vuota da non darti l’asfissia. Non ci fecero attendere molto e le pizze erano, come ricordavo, ottime.
Le chiacchiere vagarono senza senso verso lidi sconosciuti che non rammento nemmeno più e a fine serata vi fu il nostro passatempo preferito.
– Guarda lì: Masero. È sposato con due figlie, ma solo una è sua – mi disse Rita.
– C’è anche Verri. Tutti pensavano fosse omosessuale – controbattei io.
– La Masero?
– È lesbica.
– E tu come lo sai?
– L’ ho saputo oggi da fonti fidate.
– Queste persone me le devi far conoscere: altro che la DIGOS. Questi sono professionisti.
– Pensavi che i miei informatori fossero dei ciarlatani?
Dire informatori era un po’ grosso, ma mi dava un contegno diverso che mi faceva apparire ai miei stessi occhi come un vero detective.
Quando ritornammo a casa constatai che non c’era nessuno.
Misi nello stereo un cd di musica classica. Vivaldi.
Quella faccenda mi aveva preso completamente, proprio come un giallo ben scritto.
Le ipotesi erano tante, persino quella incredibile che avevo pensato qualche ora prima: che l’assessore avesse potuto uccidere Massimiliano e poi essersi suicidato per il rimorso.
L’assessore si era suicidato per un dolore fortissimo, quale poteva essere l’abbandono della moglie, ma non ero del tutto convinto che fosse quello il reale motivo. Anche se era il nome della moglie quello che aveva gridato, non era quello il motivo del suo suicidio. Doveva trattarsi di qualcosa di più lacerante.
Un uomo che si suicida per amore vuol dire che ama proprio tanto una donna. Ma perché aspettare di andare in ufficio e impiccarsi in modo così teatrale? Non aveva senso. E se era la teatralità, invece, che andava cercando, poteva buttarsi in strada e fare ancora più scompiglio. E inoltre perché ha gridato il nome della moglie se non per dirle che era lei la causa della tua morte? Ma allora perché non hai lasciato una lettera che la condannasse ampiamente?
Certamente non aveva senso quella storia e iniziavo persino a pensare che fosse stato ucciso.
Certamente poteva essere stata la moglie che, classicamente, con la complicità dell’amante aveva ucciso il ricco e ingombrante marito. Peccava di fantasia ma, piuttosto che farlo brutalmente uccidere e far ricadere i sospetti su lei stessa, era meglio inscenare un suicidio. Ma se vuoi rendere la morte di tuo marito un mezzo di propaganda, non è meglio se lo fai uccidere e poi dici che è stata la mafia? Acquisterebbe maggior potere come martire.
Qualunque via intraprendessi non mi convinceva.
Non avrei saputo definire lo stato d’animo di quel momento: era una sensazione eccitante, come se da un momento all’altro qualcosa sarebbe successo. È incredibile sentirsi così attivi, coi nervi frementi, i sensi dilatati a macchia d’olio per raccogliere tutto ciò che sta intorno.
Non so perché, per analogia, mi venne in mente una frase dell’Ecce Homo di Giovanni Evangelista: “Se lo liberi , non sei amico di Cesare; chi, infatti, si fa re, va contro Cesare”.
Pensai si trattasse solo di pensieri in libertà, vista l’ora. In effetti erano le tre e la cosa migliore da fare, se volevo occuparmi del caso anche l’indomani, era andare a dormire.
(Fine capitolo 7)