Ecco cosa ha prodotto la “distensione” occidentale con i Talebani
27 Dicembre 2022
Nell’agosto del 2021, l’onorevole Conte invitava a coltivare un serrato dialogo con il nuovo regime dei Talebani in Afghanistan. “Almeno a parole,” diceva il leader di 5 Stelle il regime “appare su un atteggiamento abbastanza distensivo. Ma per farlo la comunità internazionale non deve commettere errori fatti in altri dossier. Cina e Russia devono sedersi al tavolo e poi c’è il Pakistan che ha un ruolo importante.
Conte non era l’unico a parlare di “distensione”. Sono anni che sentiamo la storiella sull’Occidente “arrogante”, che vuole imporre agli altri Paesi la democrazia. Per Conte, due anni fa era necessario “coinvolgere tutti per mantenere uno stretto dialogo con i talebani. Questo è lo strumento più efficace per proteggere il lavoro fatto in questi 20 anni, i risultati raggiunti e garantire sicurezza alle persone che sono lì”.
Risultati raggiunti? A due anni di distanza, le organizzazioni umanitarie sono costrette a sospendere le attività in Afghanistan dopo il divieto imposto alle donne dagli islamofascisti di lavorare con le Ong. In due anni i Talebani hanno raso al suolo i diritti umani delle donne in Afghanistan. Prima la chiusura delle scuole secondarie per quasi nove mesi. Poi il divieto di accesso all’università. Ora il regalo di Natale che impedisce alle donne di lavorare con le agenzie umanitarie.
I programmi per salvare dalla fame e dalla distruzione dei loro diritti gli afghani a ramengo. La domanda allora diventa, l’Occidente è stato abbastanza “distensivo” con gli islamofascisti negli ultimi due anni? La si può estendere naturalmente ai terroristi russi che invadono l’Ucraina, ai mullah iraniani che ammazzano ragazzine e alla Cina radioso modello di gestione globale del Covid. Siamo troppo “arroganti” a chiedercelo?