Ecco i (sontuosi) piani di Putin per l’Unione Eurasiatica
07 Dicembre 2012
Durante questi ultimi due mesi, è tornato attuale il tema dell’Unione Eurasiatica e il presidente russo Putin sta esercitando delle forti pressioni politiche su Bruxelles per far sì che la sua amata Unione sia presa in seria considerazione durante i negoziati bilaterali e durante il summit UE-Russia.
Putin vede l’Unione Eurasiatica che entra in vigore nel 2015, come la naturale conclusione del vecchio piano russo che si chiama l’Unione Doganale, in cui partecipano la Russia, la Bielorussia e il Kazakistan. Inoltre, l’Unione Eurasiatica tiene aperta la possibilità della sua espansione verso gli altri ex-membri dell’URSS, che sono tuttora sotto il dominio politico del Cremlino (l’Armenia e l’Ucraina in primis).
Insomma, un progetto ambizioso che è lo sviluppo di altri progetti attuali, cioè l’Unione Doganale e dello "spazio economico comune" che è una versione più coesa dell’Unione Doganale e che prevede la maggiore integrazione economica fra gli stati membri. Ricordiamo brevemente che l’Unione doganale fu creata nel 1995 e che fu seguita nel 1999 dallo "Spazio Economico Comune" che è entrato in vigore definitivamente nel gennaio 2012. E infine, dal gennaio 2015 sarà lanciata l’Unione Economica Eurasiatica.
La Russia di Putin, sta ancora cercando di creare uno strumento politico-economico-militare così forte da poter "controbilanciare" tutte le unioni politico-economico-militari occidentali e che sia in grado di porsi come un’alternativa valida all’Ue per il resto del mondo. Putin sa bene che senza una forte legittimazione politica di questo progetto non si va nessuna parte, e di conseguenza, ha già cominciato a chiedere a noi europei di riconoscere ufficialmente l’Unione Eurasiatica. La Russia di fatto, sta chiedendo a Bruxelles di firmare un accordo di libero commercio non solo con la Russia stessa, ma con l’intera Unione Eurasiatica.
E’ da un po’ di anni che sono in corso le consultazioni politiche per un accordo di libero commercio tra la Russia e l’Ue, ma a seguito dei moltissimi problemi di natura tecnica, sembra che la conclusione di tali negoziati possano essere altamente improbabili. Anche se, di fatto, Mosca è riuscita recentemente a entrare a far parte del WTO (World Trade Organization), la natura della sua economia e le problematiche riguardanti il suo sistema giudiziario, fanno sì che nell’immediato futuro non sia possibile la realizzazione del "Russia – UE Free Trade Agreement".
La situazione si complica ulteriormente se prendiamo in considerazione le richieste di Putin di poter includere l’intera Unione Eurasiatica in un accordo futuro. Unione Eurasiatica ha numerosi problemi economici al suo interno e inoltre, tranne la Russia, nessuno dei suoi partecipanti è il membro del WTO.
Inoltre, ci sarebbe un altro problema insormontabile per l’Europa, che riguarda la Bielorussia. Il regime di Minsk e il suo dittatore si trovano sotto pesanti sanzioni politiche dell’Unione Europea che non permetterebbero nessun accordo economico di questo spessore con il suddetto paese.
Insomma, la richiesta della Russia sembra più una provocazione politica e non è da prendere in considerazione seriamente, visto che va contro molteplici principi politici ed economici del vecchio contenente. Lasciamo la parte tecnica di questa irrealizzabile ambizione (accordo di libero commercio) di Putin agli economisti dell’Ue e cerchiamo di analizzare la situazione prettamente dal punto di vista politico.
La strategia politica di Putin è chiara. Essa consiste nel promuovere la sua Unione il più possibile cercando di far entrare il nome "dell’Unione Eurasiatica" nella politica internazionale ad alto livello. Dal dicembre di quest’anno, Putin ha preteso di essere ricevuto in Europa e negli Usa addirittura con due "titoli". Cioè, come Presidente della Federazione Russa e come leader dell’Unione Eurasiatica.
È chiaro a tutti che Mosca sarà sempre la testa pensante di quest’Unione e che vuole far vedere a tutto il mondo che un insieme di tutti questi paesi sono in grado di formare una vastità geografica di dimensioni gigantesche. E la vastità di questi territori include in sé numerosi grandi giacimenti di risorse energetiche che saranno sotto il diretto controllo del Cremlino.
Detto ciò, Putin passa all’attacco e avanza richieste politiche dirette. La Russia ci fa capire che esige rispetto nei propri confronti semplicemente perché è forte e lo fa senza mezzi termini. Non è più disposta a farsi trattare da outsider e non è più disposta ad avere il partenariato economico con l’Occidente solamente in cambio di forti concessioni da parte del Cremlino. La Federazione Russa non vuole e non ha mai voluto seguire la strada dello sviluppo democratico del tipo occidentale e di conseguenza, le insistenze europee e statunitensi verso la necessaria democratizzazione del paese, non saranno mai ascoltate. Anzi, la Russia desidera porsi come un modello alternativo al nostro. Mosca sta creando il suo personale cerchio degli "amici alleati" e vuole essere un partner economico alla pari sia dell’Unione Europea sia degli Usa.
La verità è che alle nostre porte si sta di nuovo formando (anzi, si è già formato) un blocco rivale strutturato, stavolta chiamato Unione Eurasiatica, con cui, tutti noi dovremo prima o poi fare i conti. Il suddetto "blocco rivale" fornisce a noi una percentuale molto alta di risorse energetiche (soprattutto Gas, ma non solo) da cui dipendiamo seriamente. Questo significa che siamo politicamente ricattabili e purtroppo, al momento senza molte possibilità concrete e immediate, di poter diversificare le nostre forniture.
L’Ue ha avuto numerose distrazioni interne durante tutto questo periodo, e si è fatta sfuggire di mano numerose possibilità di poter influenzare gli eventi politici dell’Europa Orientale e del Caucaso. E infine, non abbiamo dedicato abbastanza tempo e risorse ai piani importanti per la diversificazione delle nostre forniture del gas.
Ora, non ci rimane che aspettare le prossime mosse del Cremino e agire di conseguenza. Data la situazione geopolitica particolare alle nostre porte, dovremmo dedicare un po’ di risorse allo sviluppo della politica estera Europea, rendendola più snella ed efficace, che sia in grado di poter prendere le necessarie decisioni politiche in fretta coinvolgendo la collaborazione di tutti gli stati membri.
Stavolta non si scherza più ed è meglio che l’Ue sia all’altezza della situazione. D’altronde, nessun singolo stato membro dell’Ue sarebbero in grado di controbilanciare l’ascesa di un’avversario politico di questa portata. Per trattare con la Russia e con la sua aggressiva autocrazia, avremo bisogno dell’intera Unione Europea e di tutti i suoi partner politici occidentali.