Ecco perché ai russi piace tanto Alitalia
11 Ottobre 2007
L’otto ottobre, negli anonimi palazzi della Magliana, il CdA dell’Alitalia he definito i sei canditati in lizza per l’acquisto del 49.9% del capitale dell’azienda ancora controllato dallo Stato: Air France-Klm; Lufthansa; Texas Pacific Holding ; Air One con Apd Holding e Intesa-San Paolo; Aeroflot; una cordata guidata dall’ex Presidente della Corte Costituzionale (e della Rai) Antonio Baldassarre. Ha pure precisato che gli advisor sono al lavoro: l’auspicio è di chiudere la partita prima della fine dell’anno.
L’11 ottobre nell’elegante sala da pranzo rococò di Palazzo Rondinini una ventina di esperti si sono riuniti a colazione per esaminare le relazioni tra la Russia e l’Europa nell’ambito di un’iniziativa presa dall’Istituto Affari Internazionali (I.A.I.) e dallo EU-Russia Center di Bruxelles. La relazione di base è stata tenuta dalla Prof.ssa Maria Ordzhonikidze dell’Università dell’Amicizia (che nome appropriato!) della Russia.
Il nesso tra le due notizie può apparire labile. Molti si chiedono come mai, dopo un beauty contest terminato in una bolla di sapone, Alitalia è adesso considera appetibile da sei gruppi. Tuttavia, nel salone rococò si avvertiva il volo di Aeroflot (e il profumo di Gazprom) non soltanto gli echi di grandi problemi di strategia internazionale.
Chiedersi perché ad Aeroflot piace Alitalia è domanda legittima anche in quanto gli altri pretendenti alla mano dell’azienda hanno problemi. In primo luogo, Air France (coniugata con Klm) è stata a lungo socio di Alitalia (con un rappresentante di rango nel suo CdA); quindi, dispone di informazione sulla redditività delle singole tratte (che pare non siano state rese disponibili agli altri). Ciò porrebbe la cordata in una posizione di vantaggio tale da esporre un accordo a ricorsi in varie sedi – anche europee. In secondo luogo, un altro concorrente, Air One, fa parte della rete Star Alliance, il cui capofila, Lufthansa, ha detto di non considerarla in grado di operare su rotte intercontinentali. In terzo luogo, altri contendenti sono privi di esperienza nel settore dell’aviazione civile – meramente fondi alla ricerca di investimenti. In quarto luogo, dei sei candidati sino ad ora unicamente Aeroflot avrebbe indicato cosa fare di Alitalia (farne il ramo di russo di una multinazionale).
A questo punto spostiamoci dalla Magliana a Palazzo Rondinini. Dallo scambio di idee conviviale, è apparso chiaro che la Russia non è soltanto gas (il 46% dell’importazioni di gas dell’Ue ed il 30% di quelle dell’Italia vengono dalla Federazione Russa) e petrolio (soltanto Cipro e la Slovenia non dipendono dalla Federazione per le loro importazioni di grezzo). Non è neanche principalmente un partner commerciale e di investimenti diretti (peraltro in modo molto asimmetrico dato che l’Ue ha un volume di investimenti diretti in Russia notevolmente maggiore di quello della Federazione nell’Ue). Anzi la Russia è pienamente consapevole che gas e petrolio sono risorse che si esauriranno. Si sta preparando a nuove sfide in due settori: spazio e tecnologia. Per ambedue un partner europeo come Alitalia potrebbe rappresentare la porta per entrare nel più vasto mercato europeo.
In questo contesto, l’interesse dell’Aeroflot per Alitalia assume un significato strategico con significative implicazioni geopolitiche. Si pone nell’ambito di una partita a scacchi in cui la Russia preferisce accordi bilaterali con i singoli Stati Ue mentre in Europa comincia a fare strada l’idea di un’intesa globale “comprehensive”. Un percorso lungo. Nel quale si incuneerebbe una storia d’amore Aeroflot-Alitalia.