Ecco perché il Festival targato Mueller non si sposa con la Capitale
15 Novembre 2012
di Carlo Zasio
L’atmosfera sconsolata che in questi giorni caratterizza il tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma è stata rianimata martedì dai ragazzini accorsi per le proiezione dei kolossal 3D presentati dalla Disney-Pixar e dalla Dreamworks, Ralph Spaccatutto e Le 5 leggende e dalle adolescenti sciamate per la maratona Twilight che ha celebrato l’arrivo in sala di Breaking Dawn – parte II.
Kristen Stewart e Robert Pattinson, però, son rimasti a Los Angeles per la prima mondiale del film e non hanno voluto celebrare i quattro anni del loro battesimo mondiale, avvenuto proprio al Festival di Roma dove assaporarono il loro primo quarto d’ora di celebrità. Al loro posto, blogger, doppiatori e fan hanno affollato una kermesse animata da spezzoni, anticipazioni e quiz dedicati al capitolo finale della saga vampira. In una involontaria quanto grottesca contrapposizione allo spirito teen del giorno precedente, Sylvester Stallone ha invece salutato ieri la presentazione del thriller Bullet to the head con una battuta che ha del comico: “Io come Rambo non andrò in pensione”.
Il Festival targato Mueller continua così a convincere sempre meno, ricordando qualcosa a metà tra la formula della rassegna del Far East di Udine o – come ha malignamente ricordato un suo predecessore alla direzione della mostra di Venezia – della manifestazione di Pesaro dedicata al nuovo cinema e il Giffoni Film Festival di Gubitosi per i ragazzi. Un modello adeguato per piccole realtà, ma del tutto inadatto per una capitale policentrica e dispersiva come Roma. E soprattutto molto meno impegnativo rispetto alle risorse economiche messe in campo per la Festa dell’Auditorium.
Il calo delle presenze, pertanto, è sicuramente imputabile alla crisi, ma forse i soci fondatori dovranno ripensare la formula della manifestazione. In questo non aiuta sicuramente il fatto che Regione Lazio e Comune di Roma saranno presto chiamati alle urne, mentre la Provincia di Roma è destinata a scomparire entro il 2014. Un ruolo guida pertanto potrebbe averlo la Camera di Commercio, in attesa che la politica si pronunci.