Ecco perché l’Ump non ha stravinto

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Ecco perché l’Ump non ha stravinto

18 Giugno 2007

Pur ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi, cosa che non si verificava per una maggioranza uscente da molti anni, la destra francese ha realizzato ieri un risultato inferiore alle aspettative perdendo 40 seggi rispetto alla precedente legislatura mentre il partito socialista ha realizzato un aumento di quasi 60 seggi. 

Due sembrano esser, a caldo, le ragioni di questa battuta d’arresto nella corsa vittoriosa cominciata con il primo turno delle presidenziali del 22 aprile. Da una parte, la volontà espressa dal corpo elettorale di limitare una forte concentrazione dei poteri e dall’altra, un’abile manovra orchestrata, tra il primo ed il secondo turno, dalla sinistra per suscitare la paura di un calo del potere d’acquisto.

Il tema dell’eccessiva concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente e della sua maggioranza parlamentare era stato evidenziato durante la campagna non solo dalla sinistra e dal nuovo partito di François Bayrou (il Movimento Democratico: MoDem) che ne aveva fatto uno dei suoi principali cavalli di battaglia. Anche una figura vicina a Nicolas Sarkozy come Nicolas Baverez stigmatizzava, in una recente intervista del Corriere della Sera, il fatto che la Francia rappresenti “un sistema presidenziale senza i contrappesi del sistema presidenziale, perché l’Assemblea non ha effettivi poteri di controllo e non sono previste verifiche di medio termine come negli Usa”. E l’intellettuale liberale concludeva cosi’ la sua intervista : “Di fatto abbiamo un Presidente che governa, Ministri che rispondono al Presidente ed un’Assemblea che conterà poco o nulla. Dove sono responsabilità e controllo? Non vorrei che prima o poi la gente si mettesse di traverso”. La profezia di Baverez sembra essersi avverata ancor prima del tempo.

Un’altra spiegazione a questo primo avvertimento è da rinvenire, secondo molti osservatori, nella cosiddetta questione dell’“IVA sociale”. Si tratta di una questione piuttosto tecnica relativa alla proposta di un possibile aumento dell’IVA che permetterebbe di far finanziare il Welfare attraverso i consumi e le importazioni riducendo in parallelo il costo del lavoro. Quella che non era che un’ipotesi ancora allo studio è stata abilmente strumentalizzata dalla sinistra per agitare lo spettro di un aumento dei prezzi e, abbinata al rifiuto espresso dal Primo Ministro di aumentare il salario minimo, è stata utilizzata come cartina di tornasole per dimostrare la volontà del governo di far pesare sulle classi meno abbienti i costi delle riforme.

Secondo l’ex Primo Ministro Jean-Pierre Raffarin l’affaire dell’“IVA sociale”sarebbe costata ben “60 Deputati”. Tra questi il caso più emblematico è quello dell’ex Primo Ministro e sindaco di Bordeaux, Alain Juppé che è stato battuto per 670 voti da una candidata socialista. Il Ministro dell’Ecologia e numero due del governo ha immediatamente rassegnato le dimissioni come vuole una prassi consolidata riaffermata prima delle elezioni dal Primo Ministro François Fillon. Quest’ultimo è stato reinvestito stamane dal Presidente della Repubblica e dovrebbe annunciare domani la composizione del nuovo gabinetto con il sostituto di Juppé e l’ingresso di una decina di sottosegretari. Quanto a Nicolas Sarkozy, il Presidente dovrebbe esprimersi in televisione sin da domani sera, o al massimo mercoledi’, per riaffermare le priorità del suo governo. La legge «impiego, lavoro e potere d’acquisto», che raccoglie le principali misure sin qui annunciate (soppressione dei diritti di successione, defiscalizzazione delle ore supplementari e deduzione degli interessi per l’acquisto della prima casa), sarà presentata dopodomani al Consiglio dei Ministri.

Finito il lungo ciclo elettorale comincia finalmente il momento dell’azione.