Ecco quanto ci costa ogni beneficiario dell’indulto
06 Settembre 2007
Nell’animato dibattito in corso (all’interno della rissosa mini-maggioranza che sostiene, a fatica, il Governo) sulle politiche per la sicurezza, è sorprendente che il Ministro dell’Interno Giuliano Amato (con tante leggi finanziarie sulle spalle) non abbia ancora tirato fuori un argomento molto cogente e a cui la sinistra radical-reazionaria non potrebbe non avere difficoltà di replica: senza una efficace politica di sicurezza, l’Italia (chiunque sia al Governo) si deve aspettare una serie di finanziarie di lacrime e sangue e di tagli allo stato sociale (pensioni, assistenza, e via discorrendo).
Lo mostrano analisi economiche della criminalità, tema poco trattato nel nostro Paese nonostante Stefano Zamagni e pochi altri abbiano tentato di far coltivare questa linea di studi e circa (ormai) 20 anni fa al tema venne dedicato un congresso scientifico della Società Italiana degli Economisti.
Ci sono però studi recenti che rafforzano questo argomento. In primo luogo, sull’ultimo numero del settimanale telematico “La Voce.info” (non certo contiguo o collaterale a chi è oggi all’opposizione), Giovanno Mastrobuoni e Alessandro Barbarino (due giovani economici di vaglia) conducono, sulla base di dati Istat e Abi, un’analisi costi benefici dell’indulto: in breve, per ogni beneficiario dell’indulto l’erario risparmia 70.000 euro l’anno ma la società civile ne paga 150.000. Ciò vuol dire maggiori oneri sulla società finanziarie, meno crescita economica , meno gettito fiscale e finanziarie più dure per tutti. Attenzione: Mastrobuoni e Barbarino conducono un’analisi tradizionale. Se ne avessero condotta una estesa alle opzioni reali (seguendo Dixit & Pindyck o Pennisi-Scandizzo), il rapporto tra costi e benefici sarebbe probabilmente stato ancora meno favorevole alla società.
A conclusioni analoghe giunge un lavoro di storia economica condotto dalle Università dell’Arizona e della California, e disponibile tra circa un mese in Italia. L’analisi riguarda le spese per la sicurezza (letteralmente anti-criminalità) in 83 città Usa nel periodo 1930-40 (gli anni della Grande Depressione). Tali spese (che includono anche quelle per il supporto di fasce povere e per la promozione dell’occupazione) hanno ridotto, al margine, del 6-10% la criminalità contro la proprietà (il parametro analizzato). Ancora un lavoro dell’INSEE (l’Istat francese) e del CNRS (Il Cnr francese) analizza la delinquenza giovanile in Francia nel periodo 1990-2000 per i 95 dipartimenti del Paese e differenziando per tipologia di reato, calcolando i costi sociali di rapine, furti e reati connessi alla droga ed individuando il nesso tra reati e tipologie di disoccupazione. Infine, un’analisi analoga a quella francese è stata appena pubblica sulla rivista “Labour” da Paolo Buonanno dell’Università di Bergamo: copre il periodo 1993-2002.
Tiriamo le somme: la disputa attuale all’interno della coalizione non è come le altre non solamente perché chi ostacola le misure proposte dal Ministro dell’Interno si basa su concezioni parasociologiche ormai ritenute vetuste, ma riguarda un aspetto centrale non solo della qualità della vita dei cittadini ma delle potenzialità di crescita ed il suo esito potrà porre un’ipoteca sulle politiche economiche per diversi anni.
Per saperne di più
1. Buonanno P., Crime and Labour Market Opportunities in Italy (1993-2002)”
Labour, Vol. 20, No. 4, pp. 601-624, December 2006
2. Dixit A.,Pindyck R.S., Investment under uncertainty Princeton University Press, 1994
3. Kramaz M, Fougère D. , Pouget J., “Youth Unemployment and Crime in France” CEPR Discussion Paper No. 5600
4. Mastrobuoni G., Barbarino A., Crimini e misfatti a un anno dall’indulto, La voce.info del 4 settembre
5. Johnson R. , Everette Kantor S. , Fishback P., “Striking at the Roots of Crime: The Impact of Social Welfare Spending on Crime During the Great Depression”
NBER Working Paper No. W12825
6. Pennisi G. Scandizzo P.L., Valutare l’incertezza Giappichelli, 2003