Edward e Wallis racconta, con troppi lustrini, la grandezza della monarchia inglese
10 Giugno 2012
Un’americana elegante, disinibita e magrissima, Wallis Simpson, fece perdere la testa a Edward d’Inghilterra, duca di Windsor, e Re Edoardo VII per poco meno di un anno (soli undici mesi nel 1936). Wallis era sposata (aveva avuto addirittura, nella secolarizzata America, due mariti) ed Edoardo non poteva maritarsi con una divorziata. Poteva farlo (e lo fece) solo rinunciando alla corona, in favore del fratello titubante e balbuziente Giorgio VI, padre dell’attuale sovrana Elisabetta (protagonista di un piccolo capolavoro di intelligenza e umanità “Il discorso del re”, realizzato nel 2010 da Tom Hooper, premiato con l’Oscar). Forse, parlando in temi mediatici, quello di Wallis ed Edward fu lo scandalo del XX secolo. O, meglio, fu lo scandalo della prima metà del Novecento, probabilmente oscurato da un altro affare legato alla monarchia inglese, il burrascoso matrimonio tra Carlo e Diana, finito con la tragica morte di quest’ultima a Parigi, per un incidente automobilistico nel 1997.
Questa storia di un aristocratico, drammatico e infelice amore, sviluppatosi in prossimità della catastrofica guerra degli inglesi con i nazisti, ha talmente affascinato la cantante Madonna, da sentire la necessità di dedicargli un film, da lei scritto e diretto, “E. W. – Edward e Wallis”. La coppia che vedevamo fuggevolmente, sicura, divertita, irriverente in “Il discorso del re”, adesso è in scena dalla prima all’ultima immagine. Dalla splendente giovinezza alla prossimità del letto di morte, tra castelli, case di campagna, servitori in livrea, vestiti e balli eleganti, a bordo di auto sportive e barche.
Sul piano storico il film è molto corretto. La coppia è rappresentata in maniera fedele e credibile. Soprattutto viene evitato il tranello di cavalcare il supposto filo-nazismo (tutto da dimostrare) di Edward e Wallis. La verità è che Edward aveva più stoffa da playboy che da sovrano. Per l’Inghilterra fu un vera fortuna l’abdicazione, poiché tirò fuori dal gioco delle responsabilità un uomo debole e troppo impegnato a godersi la vita, totalmente inadatto a curare gli affari politici. Titubanze e cedimenti nel momento della verità storica (la guerra combattuta con le unghie e con i denti dagli inglesi e dai loro fratelli sparsi nel mondo) avrebbero mandato con grande probabilità in rovina la monarchia (i Savoia ne sanno qualcosa). Invece Giorgio VI, impacciato in pubblico e quasi impossibilitato a parlare, resse saldamente le redini della nazione e dell’impero, scovando in se stesso risorse miracolose.
Dopo aver abdicato Edward lasciò l’Inghilterra. I nazisti cercarono di accaparrasi le simpatie dell’ex-sovrano (pensarono anche di rapirlo). Ma aldilà di illazioni, non c’è nulla di concreto che possa avvalorare le simpatie di Edward, né di Wallis, per Hitler. “E. W. – Edward e Wallis” mette nella giusta dimensione questo delicato passaggio. Purtroppo sparge troppa brillantina, profusa a volontà, su una storia d’amore elegante quanto drammatica. E non giova al racconto la scelta di intersecare la vita di Edward e Wallis con quella di un’altra Wallis, ragazza americana sposata con un ricco psichiatra, nel bel mezzo di una grave crisi sentimentale. Così due storie si intersecano. Nel 1998 vengono messi all’asta da Sotheby’s, a New York molti aggetti appartenuti al duca e alla duchessa di Windsor. Guanti, portasigarette, gioielli, piatti, porcellane e servizi sono il pretesto per tornare agli anni di Edward e Wallis.
Le sofferenze delle due donne a tratti si somigliano. Poi, alla fine, il passato lascia il presente, poiché in amore non sempre l’infelicità trionfa. A questo film estremamente elegante, a tratti brioso e a tratti coinvolgente, perfetto in tutto, in realtà lo è solo in superficie, non in profondità. “E. W. – Edward e Wallis” non riesce mai a decollare. È sempre lì in dirittura di alzarsi, ma ripiomba subito pesantemente a terra. Sino ai titoli di testa.