Elementare Watson, Sherlock Holmes è l’unico vero regalo del cinema di Natale
18 Dicembre 2011
Entrato in guerra dopo l’attacco giapponese alla flotta americana di stanza a Pearl Harbour, il cinema hollywoodiano reclutò per la causa bellica chiunque potesse essere utile. Anche Tarzan e Sherlock Holmes, popolari eroi seriali di film di successo, vennero mobilitati per la battaglia.
In “Tarzan Triumphs”, una produzione RKO del 1942 per la regia di Wihelm Thiele, un gruppo di nazisti viene paracadutato nella foresta dove Tarzan tranquillamente dimora. Ma il signore della savana, l’ex campione di nuoto Johnny Weissmuller, naturalmente li prende a calci nel sedere. L’investigatore inglese uscito dalla penna di Arthur Conan Doyle, riluttante e infastidito se costretto a schiodare dal rassicurante ambiente londinese, si ritrovò per «esigenze belliche» catapultato a Washington, in compagnia dell’insperabile Watson, in un film della serie prodotta dalla Universal nel 1943, per la regia di Roy William Neil, dal titolo “Sherlock Holmes a Washington”. Holmes è alle prese con una rete internazionale di spionaggio (non ci vuole molta fantasia per vedere la mano dei nazisti, anche perché il capo è un tedesco, che ha lavorato contro la Gran Bretagna nel corso della prima guerra mondiale), e deve evitare che il prezioso microfilm finisca nelle loro mani. In conclusione del film Holmes e Watson riflettono sull’opportunità dell’alleanza bellica tra americani e inglesi (in realtà già realizzata), tessendo un elogio di Winston Churchill, definito difensore della democrazia e della libertà.
Ne è passata parecchia di acqua sotto gli ampi ponti del Tamigi dai tempi dell’austero Sherlock Holmes interpretato da Basil Rathbone (tra il 1939 e il 1946 recitò nei panni dell’investigatore in una quindicina di film). Ha messo su muscoli, agilità, dinamicità, fascino. Veste persino in maniera meno eccentrica. Adesso ha il volto sicuro di Robert Downey Jr., e rispetto al vecchio Holmes del cinema classico e seriale, alla sedentarietà sulla poltrona davanti al fuoco del caminetto, preferisce spostarsi. Anche il panciuto Watson ha fatto una cura dimagrante e un bel lifting, essendosi tramutato in Jud Law. Il tempo postmoderno rappresenta o non rappresenta il trionfo del narcisismo?
Nel secondo appuntamento con una delle icone più precise dello stile inglese, per la regia sempre più sicura di Guy Ritchie, Sherlock Holmes è costretto a viaggiare parecchio. Passi la mondana Parigi, ma per raggiungere la Svizzera ci vuole davvero un’urgenza eccezionale. Dopo il consistente successo internazionale di “Sherlock Holmes” del 2009, eccoci dunque arrivati con rapidità alla nuova avventura di “Sherlock Holmes – Gioco d’ombre”. Casi strani di attentati di matrice anarchica e morti sospette richiamano l’attenzione di Holmes. L’insperabile Watson è in luna di miele. Ma quando si lavora, si lavora in coppia. Così Holmes recupera in fretta e furia il compagno di inchieste, rovinandogli la luna di miele. Moriarty? Elementare: trama nell’ombra. Non c’è bisogno di andare avanti, tanto il prosieguo della storia ognuno di noi lo conosce. D’abitudine nelle serie cinematografiche al secondo appuntamento si storce un po’ il naso. Qui invece accade il contrario. “Sherlock Holmes – Gioco d’ombre” corre sin troppo veloce. E in conclusione si avverte un potente desiderio: assistere subito ad un’altra puntata, tanto è precisa, misurata, divertente, intrigante e spettacolare quella alla quale abbiamo appena assistito.
Se c’è un film tra quelli usciti appositamente per il Natale, ebbene “Sherlock Holmes – Gioco d’ombre” è il più natalizio di tutti. Con De Sica sulle nevi di Cortina stavolta cornuto (lì cominciarono i cine-panettoni e lì crediamo siano tornati per concludere serenamente un’avventura certo straordinaria della commedia all’italiana), Pieraccioni sempre alle prese con belle ragazze, George Clooney invece alle perse con la politica e l’impegno civile, e il gatto con gli stivali impegnato a maramaldeggiare in costume, Sherlock Holmes e Watson appaiono davvero i migliori. Chi ha amato le pagine sempre avvincenti di Conan Doyle, e vede sempre volentieri (anche se già iniziato) un vecchio film in bianco e nero con Holmes in azione, non resterà deluso.